Il governo continua a smantellare, pezzo dopo pezzo, l’obbligo di accettare pagamenti con il bancomat anche per micro-transazioni. Dopo l’esenzione ottenuta dai tabaccai sulle sigarette e le marche da bollo, spunta nella Manovra l’idea di nuove esenzioni per i pagamenti sotto i 30 euro. E mentre queste vengono studiate – e avverrà entro 6 mesi di tempo – sono sospese tutte le sanzioni a commercianti e artigiani che non accettano i pagamenti elettronici. Dopo l’innalzamento del tetto al contante, un nuovo regalo agli evasori del governo Meloni.

Secondo quanto previsto dalla bozza della legge di bilancio approvata in Consiglio dei ministri, toccherà al ministero delle Imprese e del Made in Italy stabilire entro giugno i “criteri di esclusione al fine di garantire la proporzionalità della sanzione e di assicurare l’economicità delle transazioni in rapporto ai costi delle stesse”, si legge nel testo. Nel frattempo, “sono sospesi i procedimenti ed i termini per l’adozione delle sanzioni”.

L’introduzione di sanzioni per chi rifiuta di accettare il pos era una delle milestones del Recovery Plan da raggiungere entro il giugno 2022. Per questo il governo Draghi aveva anticipato l’entrata in vigore delle multe. Ora il nuovo esecutivo fa marcia indietro e, con ogni probabilità, dovrà anche discuterne con la Commissione europea. Anche questa mossa, infatti, come l’innalzamento al contante e i condoni vanno in direzione contraria rispetto alle richieste Ue e all’obiettivo del Pnrr di ridurre la propensione a evadere.

L’obbligo di accettare i pagamenti con il bancomat, quindi tracciabili, risale al decreto Crescita del governo Monti, nel 2012. Nel 2014 la soglia minima venne fissata a 30 euro e l’entrata in vigore rinviata al giugno 2014. La legge di Stabilità per il 2016 aveva ridotto il tetto a 5 euro, introdotto eccezioni per i casi di “oggettiva impossibilità tecnica” e previsto sanzioni di 500 euro per l’esercente che risultasse privo del terminale pos, con il rischio di raddoppio a 1.000 euro seguito addirittura dalla sospensione dell’attività se non si fosse messo in regola. Misure draconiane rinviate però a un decreto ministeriale mai varato.

La misura della multa, molto più ridotta, è stata quantificata per la prima volta nel decreto fiscale del 2019: 30 euro più il 4% dell’importo della transazione. Avrebbe dovuto scattare dal luglio 2020, ma sono bastarono pochi mesi perché l’allora maggioranza decidesse di abrogare la norma. Che non è stata rimessa in pista nemmeno quando il piano Cashless del governo Conte ha previsto un credito d’imposta del 30% sulle commissioni addebitate ai commercianti e professionisti e l’azzeramento dei costi per le transazioni sotto i 5 euro sul circuito PagoBancomat per favorire anche la diffusione dei micropagamenti. Adesso esistono altre offerte che prevedono zero commissioni o un rimborso totale sotto una certa cifra.

A fine 2021 un emendamento di Lega e Leu al primo decreto Recovery ha provato a rispolverare le multe, ma da gennaio 2023. In aprile il governo Draghi ha deciso di anticipare, considerato anche che l’introduzione delle sanzioni, come detto, è prevista dal Recovery plan tra gli obiettivi da centrare entro fine giugno. A dieci anni di distanza, dunque, il decreto legge del 2012 è stato modificato per sancire la partenza delle multe dallo scorso giugno.

L’obbligo riguarda anche le carte prepagate e non c’è alcun limite minimo sotto il quale il negoziante sia giustificato se rifiuta di farsi pagare con carta. Resta però l’esclusione per chi può invocare una “oggettiva impossibilità tecnica”, vedi per fare un esempio la possibile assenza di rete in alta montagna. Poche settimane fa era arrivata la prima esenzione per alcuni articoli, le sigarette e marche da bollo. Una lista destinata ad allargarsi a dismisura entro il prossimo giugno per le spese inferiori ai 30 euro.

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