Il Segretario delle Nazioni Unite (e non i movimenti della società civile) aprendo i lavori della Cop27 in Egitto aveva ammonito con questa frase: ”È come se stessimo correndo in autostrada verso l’inferno climatico con il piede sull’acceleratore” invitando tutti a porre in primo piano le questioni ambientali (e sappiamo che non c’è solo il “riscaldamento globale” ma anche overdose di plastiche nei mari, e una crescente e non sostenibile impronta ecologica dei nostri modelli lineari sia economici che di stili di vita legati alla inciviltà dell’usa e getta). Tutto ciò mentre la popolazione del Pianeta ha superato gli otto miliardi di esseri umani.

Ma questo monito non solo non è stato raccolto dai “capoccioni”: addirittura deliberatamente ci si prepara a fronteggiare questa agonia del nostro stupido modello di “civilizzazione” ispirato dal mondo occidentale e seguito dai Paesi più popolosi della Terra (Cina, india, Indonesia, Brasile etc.) accelerandone la corsa verso un baratro irreversibile. Sembra che in questo scenario “ego-logista” che persegue l’ego-nomia non ci sia più spazio per il buon senso. Eppure questo stupido mondo si riempie sempre la bocca di scienza e si ritiene esempio di libertà, salvo mettere la testa sotto la sabbia quando le evidenze scientifiche e numeri implacabili chiederebbero coerenza nel prendere drastici e urgenti provvedimenti volti ad una strategia di uscita da questa “guerra contro il Pianeta”.

In questo quadro dove il nostro non è certo l’unico Paese alla deriva, mi ero chiesto quale potesse essere il ruolo del nuovo governo Meloni attorno alle questioni ambientali e ai temi posti dalla Cop27, senza farmi illusioni. La facile risposta, ahimè, è messaggio non pervenuto. Meloni è andata a parlar d’altro. Pichetto Fratin, nuovo ministro dell’Ambiente (per caso?), proferisce giudizi scritti da agenzie altrui sull’esito dell’incontro egiziano, come se stesse guardando una partita a cui è disinteressato visto che anche lui ha fatto una toccata e fuga (lui peraltro, a differenza di Meloni, non lo ha notato nessuno).

Evidentemente il governo è molto impegnato in trivellazioni e spot ideologici quali quelli per il Ponte sullo Stretto per allargare gli orizzonti alle sfide locali e globali vere da fronteggiare con urgenti interventi di “conversione ecologica” (altro che cunei fiscali, condoni e sblocco ad opere pubbliche inutili se non deleterie!). Il governo, più lealmente, dovrebbe dire che delle questioni ambientali e delle dichiarazioni di Gutierrez non gliene può fregar di meno anziché usare la “fatwa” verso il supposto ambientalismo ideologico degli ecologisti, di chi sostiene l’economia circolare e di milioni di ragazzi che nel mondo scendono in piazza per rivendicare il proprio futuro.

Noi invece prendiamo sul serio il monito del Segretario dell’Onu e credo che dobbiamo urgentemente cambiare le cose dal basso magari coinvolgendo anche pezzi di istituzioni come i comuni, mediamente più sensibili alle voci dei territori. Se i “capoccioni” parlano d’altro dev’essere la società civile a prendere le redini di un cambiamento radicale nella governance degli stessi problemi sociali che non possono ormai più essere separati da quelli ecologici.

Occorre prefigurare soluzioni come sta avvenendo grazie al movimento Zero Waste, ispiratore e spesso promotore di modelli economici circolari in grado di far muovere l’attuale “ego-nomia” lineare verso una eco-nomia rispettosa dei tempi di rigenerazione dei cicli naturali. È una sfida impari ma sembra l’unica in grado di far invertire la rotta. Ribellarsi al business as usual e al suo partito trasversale appare come l’unica via per far pace con il Pianeta.

Articolo Successivo

Clima, i governi non possono trovare una soluzione comune: partiamo dal basso

next