Con le proteste sempre più intense e con una repressione feroce, i manifestanti uccisi in Iran dall’inizio della repressione delle proteste sono oltre 400. Tra questi quasi una sessantina sono ragazzini minorenni. Il paese sconvolto dalle manifestazioni scatenate dalla morte di Mahsa Amini a metà settembre fermata perché indossava male il velo e uccisa. A quantificare le vittime del regime teocratico sono come sempre gli attivisti in difesa dei diritti umani che aggiornano quotidianamente le informazioni. Gli arresti dall’inizio delle rivolte sarebbero oltre 16.800 persone, mentre l’agenzia Onu per l’infanzia, Unicef, si è detta profondamente preoccupata, chiedendo che si fermi il massacro. Nei giorni scorsi poi è stata decretata anche la prima condanna a morte. E proprio i deputati della Repubblica islamica hanno invocato la pena capitale per chi osa protestare.

Nella provincia occidentale del Kurdistan, sabato hanno invece perso la vita almeno tre manifestanti, ha riportato il gruppo Hengaw, che monitora gli abusi nelle aree curde. La notte scorsa si sono registrati forti momenti di tensione quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro i membri di una famiglia che in un ospedale di Bukan stava piangendo un manifestante ucciso, Shahryar Mohammadi, ferendo almeno cinque persone. Le Guardie rivoluzionarie, secondo gli attivisti, avrebbero trafugato il corpo del dimostrante per seppellirlo in un luogo segreto. La Guida suprema Ali Khamenei, come aveva già fatto lo scorso ottobre, ancora una volta ha puntato il dito contro l’Occidente per le proteste anti-governative, invitando poi la magistratura a compiere il suo dovere affrontando con forza i “ribelli”. “Gli americani si sono opposti alla Repubblica islamica con l’aiuto del regime sionista, e di alcuni Stati regionali, ma hanno fallito”, ha poi aggiunto Khamenei. A rincarare la dose il ministero degli Esteri iraniano che ha denunciato “il silenzio deliberato dei promotori stranieri del caos e della violenza in Iran” che “non ha altra conseguenza se non quella di incoraggiare i terroristi”.

La forte tensione che si sta vivendo all’interno della Repubblica islamica ha avuto anche riflessi all’estero, come in Qatar dove si giocano i Mondiali. I riflettori sono puntati sulla delegazione di Teheran, dove due giocatori, il vice portiere Hossein Hosseini e l’attaccante Vahid Amiri, hanno inviato le “condoglianze alle famiglie” delle vittime ed hanno espresso “la loro solidarietà” ai manifestanti. A Londra invece veicoli della polizia e agenti armati sono stati schierati davanti alla sede della televisione in lingua persiana Iran International, dopo che la stessa emittente aveva denunciato che due suoi giornalisti hanno subito minacce di morte dalle Guardie Rivoluzionarie.

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