La repressione delle proteste antigovernative in Iran rischia di trasformarsi in un eccidio. O almeno è quello che vorrebbe la maggioranza dei membri del Parlamento di Teheran che ha chiesto la pena di morte per i manifestanti arrestati durante le proteste scoppiate nel Paese dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne che ha perso la vita mentre era in custodia della polizia morale dopo essere stata arrestata per aver indossato male il velo. È il numero degli arresti effettuati fino a oggi a preoccupare maggiormente: se la richiesta dei politici venisse accolta, quasi 15mila persone rischierebbero di finire al patibolo.

A darne notizia sono i media iraniani fuori dal Paese, secondo i quali 227 parlamentari su 290 totali hanno firmato un appello per chiedere il massimo della pena previsto dal diritto iraniano per coloro che hanno definito “nemici di Dio”. In particolare, ciò che deve essere punito è il fatto che, a loro parere, le persone scese in piazza contro le violenze e la repressione del regime degli ayatollah sarebbero state incitate “dagli Usa e da altri nemici”. Per questo chiedono che scorra altro sangue oltre a quello di coloro che nelle manifestazioni hanno già perso la propria vita: 319 persone, di cui 50 minorenni.

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