di Giorgio Boratto

Interessante il post dello zoologo Ferdinando Boero dell’Università Federico II di Napoli: non saremo noi a decidere di fermare la nostra crescita, ma sarà la natura e la legge sul limite a decidere il nostro arresto alla riproduzione della specie. Noi non potremo sottrarci poiché “il motivo è semplice: il pianeta non può offrire risorse sufficienti a un numero illimitato di individui di qualsiasi specie. Alla legge della crescita si affianca quella del limite. Pesi e contrappesi. Noi, come tutti i viventi, aumentiamo di numero con i processi riproduttivi. Questa tendenza è interna alle specie e noi non facciamo eccezione. La legge del limite, invece, è sconosciuta alle specie: il limite è imposto dall’esterno (dall’ambiente che le sostiene)”.

La crescita della specie umana come vediamo è esponenziale e forse non è un caso che certi virus mortali nascano in paesi fortemente popolosi; anche se poi per il loro carattere pandemico colpiscono tutte le popolazioni della Terra. Anche le crisi climatiche riserveranno carestie e catastrofi quali incendi, scarsità idrologiche, aumentando anche in questo caso la mortalità umana… insomma, tutto andrà inserito nell’evoluzione darwiniana; nelle sue leggi naturalistiche e nelle sue ragioni intrinseche.

Dovremo smettere volenti o nolenti di crescere. Ma come si dice, c’è una parte della popolazione mondiale che sfrutta l’80% delle risorse e ne rappresenta solo il 20%. Un principio dell’economista italiano Vilfredo Pareto che si riscontra in valori reali. Paradossalmente poi i paesi poveri che vorrebbero vivere come quelli che hanno sfruttato le risorse naturali continuerebbero a farlo, mentre quelle ricche sono alla ricerca di fonti alternative e rinnovabili… allora? Ecco che l’emigrazione di carattere epocale di tanta parte della popolazione africana verso l’Europa potrebbe essere letta come forza naturalista inserita anch’essa nell’evoluzione darwiniana: ricerca di sopravvivenza e bilanciamento dello sfruttamento delle risorse – ora ad appannaggio dell’occidente ricco – nonché per un apporto di sangue nuovo in una popolazione europea sempre più vecchia.

Per l’animale-uomo è indubbio che la sua cultura abbia acquisito una dimensione di nuova natura. Sarà proprio la sua cultura a dare una risposta adeguata e non cruenta utile a fronteggiare questa fase epocale. Naturalmente dipenderà dall’uomo quale tipo di cultura scegliere di adottare. Se saprà essere saggio la risposta culturale giusta dovrà essere quella della solidarietà e della condivisione delle risorse. Non ci saranno economie astruse, legate al consumo di materie e ricchezze a scapito di qualcuno o qualcosa, ma economie vere: dove l’eco non verrà scambiato con l’ego. A noi la scelta.

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