Un faccia a faccia di un’ora con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e gli incontri con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Al G20 di Bali la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, alla prima uscita internazionale fuori dall’Europa, annoda i fili dei rapporti internazionali. Sul tavolo i dossier più urgenti: l’energia e i migranti, in particolare. Meloni al tavolo della sessione di apertura era l’unica donna premier: in tutto erano 4 le donne su 41 partecipanti (le altre 3 erano la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, la direttrice generale del Fmi Kristalina Georgieva e la direttrice della Wto, Ngozi Okonjo-Iweala). Nella seconda sessione plenaria la presidente italiana, in quanto rappresentante del Paese ospitante uscente, si trovava invece al tavolo della presidenza con il presidente indonesiano Joko Widodo, il presidente Usa Biden, il primo ministro indiano Nerendra Modi e il leader cinese Xi Jinping.

“La guerra in Ucraina – ha detto tra l’altro Meloni alla prima sessione del vertice – ha certamente contribuito ad aggravare la crisi energetica globale. Ma ha finalmente posto in evidenza i tanti errori commessi, almeno dall’inizio del Millennio, nelle politiche energetiche e nei rapporti tra Paesi produttori e consumatori”. “Dal dramma della crisi energetica – aggiunge – può emergere, per paradosso, anche l’opportunità di rendere il mondo più sostenibile e costruire un mercato più equilibrato, nel quale gli speculatori abbiano meno influenza e i Paesi fornitori abbiano meno opportunità di usare l’energia come un’arma contro altri Paesi”. Per Meloni “per riuscire nella sua missione, il G20 deve avere il coraggio di confrontarsi con le sfide più difficili in agenda, a partire dalle conseguenze del conflitto ucraino in ambito economico, energetico e alimentare che stanno investendo tutti e stanno senza dubbio colpendo in maniera preponderante i Paesi in via di sviluppo”.

Per la premier la priorità principale deve essere la questione alimentare perché gli effetti della guerra in Ucraina stanno colpendo soprattutto i Paesi in via di sviluppo. E questo provoca malnutrizione e carestie. “L’Italia – sottolinea Meloni – nutre forti preoccupazioni per i suoi vicini della sponda Sud del Mediterraneo. Il Nord Africa è fragile e dipende dalle importazioni per far fronte al suo fabbisogno alimentare. È per questo che abbiamo avviato, sin dalla scorsa estate, il Rome Mediterranean Dialogue on the Food Crisis. con l’ambizione di adottare iniziative comuni per aumentare la sicurezza alimentare nella regione”.

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