Una destinazione del Trentino, la val di Cembra, ha appena lanciato le nuove ‘barefoot experiences’ invernali, ossia camminate collettive a piedi nudi sulla neve; un hotel di montagna in val Pusteria, il Tratterhof di Maranza di Rio, vende la settimana dove un giorno l’ospite può cucinare con la padrona di casa, un altro degustare i vini con la figlia sommelier e un altro ancora seguire un assaggiatore di formaggi. La Val Gardena ha messo in piedi un ricco palinsesto di attività notturne, l’AltaBadia invita i turisti a vivere come i ladini del posto, fianco a fianco persino con il ‘gattista’ delle nevi al lavoro all’alba.

Pare proprio, insomma, che le menti migliori delle più importanti località del nord-est alpino si stiano scervellando per enumerare nuove occasioni di marketing turistico, in questi anni di riscaldamento globale e di sempre più ardue stagioni invernali dello sci.

Potrebbero anche prendersi un bel treno delle Obb, le ferrovie austriache che hanno cinque collegamenti diretti dall’Italia verso il Tirolo, e andare comodamente a vedere come affrontano il problema in questo periodo, per esempio, nell’ultima area prima della Baviera tedesca, il Kufsteinerland. E non parliamo dei soliti mercatini di Natale, che comunque fanno parte del programma da decenni. E nemmeno solo della famosa fortezza di Kufstein, grandiosa architettura piantata sulla roccia dal XIII secolo, che ospita l’organo all’aperto più grande del mondo, con 4948 canne (concerti ogni giorno, alle 12), il pozzo, le prigioni e vari musei. Con un taglio molto green gli otto villaggi intorno alla cittadina (Bad Häring, Ebbs, Erl, Langkampfen, Niederndorf, Niederndorferberg, Schwoich e Thiersee con il suo laghetto), rigorosamente collegati da una rete di piste ciclabili, sentieri pedonali e trasporti pubblici, hanno scelto di valorizzare particolarmente 35 ‘punti energetici’ dove il benessere naturale trova la massima espressione.

A Erl, sotto la riserva dei monti del Kaiser, in particolare di fronte alle più affascinanti cime calcaree come la Zahmer, sono quasi una quindicina questi ‘punti energetici’, tra cui l’incantevole Blaue Quelle, ovvero sorgente d’acqua blu, che è circondata da un alone di leggenda e di mistero, perché ancora oggi non si sa bene da dove continuino a sgorgare i circa 700 litri al secondo d’acqua potabile di questa fonte, che è la più grande della regione.

Ma non basta: un ruolo chiave nell’offerta turistica del Kufsteinerland è l’attrattiva culturale e in particolare la ricca programmazione musicale del nuovo Festspielhaus di Erl, costruito nel 2010 ai margini del bosco: già di per sé è un’edificio architettonicamente mozzafiato, firmato dallo studio viennese DMMA di Delugan Meissl, gemello post-moderno di una vicina e precedente costruzione di cemento bianco a forma di torre, la celebre Passionsspielhaus, dedicata alla grande rappresentazione popolare della Passione, cui partecipano dal 1613 quasi tutti i millecinquecento abitanti del paese, ogni sei anni.

Fa impressione pensare che un paesino tra i tanti, lungo l’Inn, abbia voluto costruirsi un altro palcoscenico di 450 metri quadrati e una splendida platea per quasi novecento spettatori, in grado di garantire visuale e acustica pressoché perfette per ogni ordine di posto. Nel periodo natalizio la programmazione del Festspielhaus di Erl riparte alla grande, tra concerti e opere di altissimo livello, tal quale durante la stagione estiva.

E non è tutto. L’esempio virtuoso di questo pezzo di Tirolo, in grado di far fruttare l’appeal turistico anche della cultura, mostra agli scettici come sia necessario persino in questo campo spingere sull’innovazione, anche dove basterebbe da sola la tradizione, in primis le rappresentazioni della Passione ammirate da secoli. Pensate che un sabato sera d’inizio novembre, il 5, nel pieno del periodo considerato il meno attrattivo per le località turistiche e in particolare nell’area alpina, a Erl sono convenuti da mezza Europa, qualche centinaio di appassionati che si sono sobbarcati volentieri il viaggio pur di assistere alla prima di Amopera, uno spettacolo frutto della collaborazione tra l’orchestra raffinatissima di musica contemporanea Klangforum Ensemble di Vienna, e l’arci-innovativo gruppo artistico-teatrale Needcompany di Molenbeek, Bruxelles.

© Amopera, ValerieMaltseva

Si noti bene: oltre alla ricercatezza degli artisti in cartellone (cui si sono aggiunti due cantanti di nicchia, come la splendida soprano Sarah Maria Sun e l’eccellente baritono Holger Falk), Erl e il Kufsteinerland hanno osato programmare in una data così impervia uno spettacolo su cui nessun grossolano impresario avrebbe investito due soldi. Amopera si presentava dichiaratamente come la de-costruzione e riproposizione di alcuni dei brani lirici ‘sentimentali’ (da cui l’amore nel titolo, appunto, con aggiunta, da triplo salto mortale, del sottotitolo ‘Una distopica ballata’) più eccentrici scritti, non da replicanti dei Puccini, Mozart e Bizet, ma dai talenti cerebrali che hanno osato mettere in discussione la musica classica dopo il Novecento.

E’ vero che poi, alla fine, le scelte della Klangforum di Peter Paul Kainrath (che è anche il dominus di Transart a Bolzano, dove ha già collaborato con Needcompany) sono andate da Luciano Berio, Benjamin Britten, Sciarrino e Xenakis fino ad alcuni assaggi di contemporanei che magari giocano alle contaminazioni col jazz e il pop, ma sulla carta il programma, con brani cantati in italiano, inglese, tedesco e greco, appariva decisamente impegnativo. E, invece, per dirla con il primo recensore, il critico del Sueddeutsche Zeitung:’ Mai la musica contemporanea è stata così facile da ascoltare, perché lo spazio, il movimento e la musica riescono finalmente a trasmettere contenuti emozionanti’.

Con rara efficacia l’artista-regista Jan Lauwers di Needcompany ha scelto di fare recitare in scena anche i musicisti stessi della Klangforum, insieme con i due cantanti e alcuni elementi della sua compagnia, puntando molto, fin dalla prima scena, sul divertimento e sui richiami a una sorta di primitivismo visuale e scenico, come per segnare un doppio contrappunto rispetto a quel che è il pregiudizio comune nei confronti di questa parte della musica. Operazione, peraltro, analoga a quella compiuta di recente sulla violenza in Shakespeare.

Ai tanti che ricordano ancora l’adagio di Franco Battiato, La musica contemporanea mi butta giù, mi butta giù, la lezione di Erl del 5 novembre 2022 suona come clamorosa smentita: difficile divertirsi ed emozionarsi in quel modo, anche per uno spettatore profano. ‘Amopera’ ha fatto davvero centro, e farebbe il botto dovunque, anche in Italia, dove c’è un pubblico che sogna di trovare proposte così innovative nei vari MiTo, RomaEuropaFestival, Biennale di Venezia. La citata stilettata di Battiato, tra parentesi, nel 1980 seguiva un ritornello in cui Up patriots to arm era appaiato a un Engagez-vous di presa in giro della borghesia intellettuale radical: era chiaro con chi ce l’avesse il cantautore siciliano, uno che da giovane era stato a lezione da Stockhausen e pure seduto al tavolo da poker con Luciano Berio (con Roberto Calasso in casa Gaber a Milano).

Molti anni dopo Battiato spiegò: ‘Per musica contemporanea si intende quello spicchio di musica che ha completamente svilito la grandiosità del sentimento’. A Erl il 5 novembre scorso si sarebbe ricreduto anche lui.

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