Che la candidatura di Letizia Moratti con Azione e Italia viva potesse cambiare le carte in tavola in Lombardia era un fatto noto. Che potesse soprattutto influire sugli equilibri del centrosinistra, però, non era per niente scontato, visto che fino a poche settimane fa Moratti era vicepresidente di Attilio Fontana in regione col centrodestra. Eppure, a soli tre giorni dalla candidatura dell’ex sindaca di Milano con Carlo Calenda e Matteo Renzi, a essere spaccato è soprattutto il Pd. Dopo le anticipazioni delle scorse ore, infatti, Carlo Cottarelli, ha ufficializzato il passo indietro dalla corsa alla presidenza della Regione Lombardia. Nella stessa giornata Luigi Zanda spiega che il Pd dovrebbe puntare forte proprio su Moratti alle elezioni della prossima primavera. Ma andiamo con ordine.

“Che Moratti per il Pd non sarebbe stata accettabile, già lo sapevo. Io ho sperato in quell’alleanza, ma non ci sono alternative al chiamarsi fuori, se il Terzo polo propone un nome che non può essere accettato“, dice il senatore del Pd in un’intervista a Repubblica dove parla del suo passo indietro dopo che Calenda e Renzi hanno deciso di candidare Moratti. Cottarelli spiega di provare amarezza. “Sì, come negarlo? Però ho comunque un lavoro di grande responsabilità al Senato. E sono in ogni caso onorato che il mio nome sia stato considerato – spiega – Avevo semplicemente detto che, se fosse stata fatta una proposta da un’alleanza ampia e con una condivisone forte di programma, io l’avrei considerata seriamente. Ma così non è stato”. Quella fra Azione, Italia viva e il Pd, secondo Cottarelli, è una alleanza “di cui ha bisogno la Lombardia e in generale l’Italia, per me. Ma al momento non ci sono le condizioni, dato che il Terzo polo ha annunciato sostegno per la Moratti – spiega – Quello di Letizia Moratti è un nome molto difficilmente accettabile, anzi, non accettabile dal Partito democratico e per validi motivi vista la sua storia politica, anche recente. Sinceramente non ho fatto calcoli, ho solo pensato che questo combattimento fra le due anime della parte politica a cui sento di appartenere, non mi sento di farlo”.

Quanto alla possibilità di candidarsi da solo, Cottarelli spiega: “Per me era importante che ci fosse questa alleanza fra le due anime della politica italiana, anime che io non vedo bene a combattersi una contro l’altra. Sarebbe stata necessaria anche per battere la destra nazionalista e sovranista alle elezioni”. C’è poi chi aveva ipotizzato anche un ticket tra Cottarelli e Moratti per la corsa alle regionali e alla manifestazione per l’Ucraina organizzata da Calenda anche il senatore del Pd si era detto possibilista: “Lei di centrodestra? Può sempre cambiare idea”, aveva detto. Oggi usa toni diversi: la scelta di Calenda, dice, “è un errore secondo me, perché un ticket fra me e Moratti così non è possibile. Forse avrebbe potuto essere considerato se il Pd, principale partito della coalizione, avesse potuto esprimere il candidato presidente, la guida politica, tenendo Moratti come vice. Ma neanche questa ipotesi è percorribile, ora”.

Col passo indietro di Cottarelli, il Pd perde quello che era il candidato principale in Lombardia. Luigi Zanda, però, sembra avere già la soluzione. “In vista delle Regionali, non facciamo come alle Politiche dove veti e attese inutili hanno determinato la sconfitta. Il nostro primo dovere è mettere al sicuro istituzioni come la Lombardia. Sostenendo il candidato con maggiori possibilità di mandare a casa Fontana e dare una lezione alla Lega”, dice l’ex capogruppo al Senato al Corriere della Sera. A Letizia Moratti, prosegue Zanda, “i sondaggi attribuiscono ottime chance di vittoria. Ma il punto politico che mi ha colpito sono le ragioni per le quali Moratti ha rotto con la giunta Fontana – prosegue l’ex senatore dem – Ha denunciato che il centrodestra non c’è più né in Italia né in Lombardia e che al suo posto c’è una destra estremista. È un passaggio politico che le fa onore e che sarebbe sbagliato non condividere”. Ma come può il Pd sostenere la candidatura di un’ex ministra di Silvio Berlusconi, sindaca di Milano col centrodestra e vicepresidente di un governatore leghista? ” stata per molti anni col centrodestra. E il passato è importante. Ma per tutti, non solo per lei. Il Pd, fino a pochi mesi fa, sosteneva un governo di unità nazionale con Salvini, Berlusconi e Conte. Tutti per noi, fino a quel momento, avversari assoluti. Tuttavia abbiamo governato per realismo politico. E non dobbiamo vergognarcene”.

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