Chiamatela “il signor presidente del Consiglio“. Anzi, no. Solo “presidente del Consiglio“. A quasi una settimana dal giuramento del governo Meloni, Palazzo Chigi è ancora bloccato sul problema di come la premier vuole farsi chiamare. E tra i primissimi atti, prima degli aiuti per le bollette e prima di qualsiasi altro provvedimento, ha fatto arrivare una circolare ai ministeri per ribadire l’uso del maschile.

Peccato però che, stando alle ricostruzioni, il segretario della presidenza Carlo Deodato si sia fatto scappare la mano. E rifacendosi al cerimoniale abbia aggiunto il consueto “signor” prima dell’etichetta: “Per opportuna informazione”, si legge nel testo, “si comunica che l’appellativo da utilizzare per il presidente del Consiglio dei ministri è: ‘il Signor presidente del Consiglio dei ministri, on Giorgia Meloni“. La circolare, nel giro di poche ore, è circolata in rete scatenando l’ilarità generale e le polemiche delle opposizioni. Tanto che Palazzo Chigi è stata costretta a fare marcia indietro e rimangiarsi l’uso de “il signor”, seppur ribadendo l’articolo maschile. “Si precisa”, si legge nella seconda nota diffusa alla stampa, “che tale formula è stata adottata dagli uffici della Presidenza in quanto indicata come la più corretta dall’Ufficio del Cerimoniale di Stato e per le Onorificenze. Tuttavia, il Presidente del Consiglio, On. Giorgia Meloni, chiede che l’appellativo da utilizzare nelle comunicazioni istituzionali sia “Il Presidente del Consiglio dei Ministri”. Si chiede, quindi, di non tener conto della nota in oggetto, in quanto sostituita dalla presente”.

Morale: Meloni non vuole essere chiamata “il signor”, anche perché l’effetto sarebbe a dir poco straniante. La presidente del Consiglio, in serata, è intervenuto su Instagram per cercare di sminuire il caso: “Leggo che il principale tema di discussione di oggi sarebbe su circolari burocratiche interne, più o meno sbagliate, attorno al grande tema di come definire la prima donna Presidente del Consiglio. Fate pure. Io mi sto occupando di bollette, tasse, lavoro, certezza della pena, manovra di bilancio. Per come la vedo io, potete chiamarmi come credete, anche Giorgia”.

Ma per far rientrare il caso era ormai troppo tardi. “Sissignora!”, ha scritto in un Tweet Giuseppe Conte. “Gradiremmo sapere da Palazzo Chigi anche come vuole sostenere famiglie e imprese sul carobollette, visto che “il” Presidente del Consiglio nel suo discorso di fiducia non ci ha dato nemmeno un indizio”. Il dem Andrea Orlando si è associato: “Con il nuovo corso, Palazzo Chigi affronta la principale emergenza del Paese. Bene”.

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