Il presidente della Camera dei deputati ha convocato per il prossimo 13 dicembre il Parlamento in seduta comune per l’elezione dei dieci membri laici del Consiglio superiore della magistratura (Csm). Gli eletti si andranno ad aggiungere ai venti “togati” scelti da giudici e pm tra le proprie file nelle elezioni dello scorso settembre. Il nuovo Csm si insedierà dunque probabilmente entro la fine dell’anno: nel frattempo il vecchio (formalmente scaduto da oltre un mese) continuerà a operare in regime di prorogatio. In base alla riforma dell’ex ministra Marta Cartabia, il numero dei componenti dell’organo è salito da 24 (16 togati e 8 laici) a 30 (20 togati e 10 laici), oltre ai tre membri di diritto (il presidente della Repubblica, il primo presidente e il procuratore generale della Corte di Cassazione).

Sempre per disposizione della riforma, per la prima volta serviranno “procedure trasparenti di candidatura, da svolgere nel rispetto della parità di genere”, che dovranno essere individuate da un regolamento parlamentare. Identica invece la maggioranza necessaria: servono i tre quinti del totale dei deputati e senatori, un quorum che costringe ad accordi tra maggioranza e opposizioni. Sulle scelte dei partiti peseranno l’esito delle elezioni politiche (con vari delusi rimasti fuori dal Parlamento che aspirano al ripescaggio a Palazzo dei Marescialli) e soprattutto le partite parallele dei posti di governo e degli altri organi di nomina (in parte) parlamentare, come i Consigli superiore della giustizia amministrativa, contabile e militare (gli equivalenti del Csm per i magistrati specializzati).

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