La data prevista era il 31 ottobre, ma il terremoto politico che ha travolto Downing Street dopo le dimissioni di Liz Truss, ha spinto il neo leader dei Tory e premier Rishi Sunak a rinviare la legge di bilancio al 17 novembre. In quel giorno l’attesa finanziaria d’autunno, con i dati sulle coperture fiscali e sulle previsioni aggiornate relative all’economia britannica, sarà illustrata in Parlamento, oltre due settimane dopo il termine precedentemente fissato per dar tempo a Sunak di fare le valutazioni programmatiche necessarie. La decisione, ha annunciato Downing Street, è stata presa “d’intesa” fra il neo premier e il confermato cancelliere dello Scacchiere, Jeremy Hunt. La manovra, nelle intenzioni, mira a rassicurare i mercati dopo il terremoto provocato dal governo Truss.

Oggi il neo premier – terzo cambio di leadership in meno di due mesi alla testa del partito di maggioranza britannico dopo le dimissioni estive fra sospetti scandali del trionfatore delle elezioni del 2019, Boris Johnson, e l’effimero interregno di Liz Truss, travolta dai disastrosi contraccolpi finanziari e politici delle sue ricette fiscali – ha anche debuttato alla Camera nel suo primo Question Time: le opposizioni, in testa il Labour di Keir Starmer, sono già all’attacco contro un premier “non eletto” di cui contestano la piena legittimità. Fra richieste di voto anticipato (per ora del tutto improbabile) e critiche ai cambiamenti promessi da Sunak come una pura operazione di facciata. Il neo premier è sotto tiro fra l’altro per le responsabilità recenti in quanto ex cancelliere dello Scacchiere del governo Johnson; ma anche per le scelte fatte nella composizione della propria compagine, riunita oggi per il primo consiglio dei ministri a Downing Street. A cominciare dal ripescaggio della pasionaria dell’ultradestra anti immigrazione, Suella Braverman, in veste di ministra dell’Interno, dopo che questa si era dimessa dal gabinetto Truss appena una settimana fa in seguito a una violazione degli standard di sicurezza delle comunicazioni governative.

I giornali intanto interpretano il rimpasto parziale dell’esecutivo – completato ieri dal nuovo premier nei ruoli senior, in corso oggi per i sottosegretari – come un tentativo del giovane e rampante Sunak di dar spazio a tutte le litigiose fazioni e correnti Tory (brexiteer radicali ed ex remainer, esponenti della nuova destra ideologica e figure più moderate) oltre che di recuperare veterani come Michael Gove lasciati in panchina da Truss, per garantirsi un minimo di sostegno unitario dal partito di maggioranza: in modo da limitare, almeno per un po’, il rischio di trame e congiure interne come quelle che hanno contribuito ad affossare i predecessori.

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