E finalmente è successo: il Premio Tenco ha consegnato il suo riconoscimento più importante a Claudio Baglioni. Due mondi rimasti lontani per troppo tempo, di cui per esempio qui pochi anni fa provavo a fornire motivazioni, per lo più inaccettabili, e alla fine auspicavo proprio che il Tenco cominciasse a occuparsi di Baglioni.

Meglio tardi che mai, direi.

Dal canto suo, Baglioni ha confermato di essere persona di grande garbo, ironia e intelligenza. Nella conferenza stampa pomeridiana ha dichiarato che secondo lui è giusto fare distinzioni artistiche e io, che sono un critico e quindi pratico una disciplina che vive etimologicamente del fatto di scegliere cosa va di qua e cosa di là, sono estremamente d’accordo.

Aggiungo, sulla scia di ciò che ha detto Claudio, che la cosa difficile, e anche più importante, è spiegare perché si fa quella separazione. Questo fino a sabato 22 ottobre 2022 – giorno della consegna del premio – risultava ignoto e anche ingiusto: ecco perché il premio a Baglioni è importante e si carica di tutti gli anni in cui è mancato.

Per di più, l’atteggiamento di Baglioni nei confronti del premio, la sua soddisfazione, le belle parole che ha avuto per la manifestazione, la generosità del set con cui si è esibito (non ultima la cura e l’esclusività con cui ha scelto il percorso) la dice lunga sulla fastidiosa irragionevolezza di chi diceva che non avrebbe dovuto ritirarlo.

Mentre Silva, il presentatore, leggeva su quel palco la mia motivazione al momento della consegna, io non ho avvertito nello sguardo di Baglioni un atteggiamento di rivincita o risentimento. Solo tanta soddisfazione. Ed è importante: il suo posto è il Tenco, la sua dimensione è il Tenco. Baglioni per il Tenco può essere una risorsa preziosissima; e il Tenco, essendo la principale istituzione italiana dedicata al linguaggio artistico di Baglioni, è per Baglioni un riconoscimento altrettanto pregiato e gratificante. Quella è casa sua.

In conferenza stampa, ci ha tenuto a ribadire quanto sia stato importante abolire l’eliminazione degli artisti durante i suoi due anni di direzione del Festival di Sanremo. A domanda diretta, Baglioni ha confermato che lì Tenco c’entrava. La prova del nove di questa vicinanza – perché niente succede a caso – è proprio nella frase di Vinícius de Moraes, scelta dal Club per la sua intera storia e da Baglioni per O’ Scià: “La vita, amico, è l’arte dell’incontro”.

Sono due mondi rimasti lontani per troppo tempo.

Piccolissima nota storica a margine e chiusura: siamo nel maggio-giugno del 1972 e il nome di Baglioni compare già nella lista di Amilcare Rambaldi, stilata per elencare i nomi degli artisti che avrebbero dovuto partecipare al primo Premio Tenco, poi svoltosi nel 1974.

Ora torniamo ai giorni nostri: nel Premio Tenco 2021, cioè l’anno scorso, il Club dedica l’intera manifestazione al segnale di apertura che da lì in poi vorrà intraprendere nei confronti della canzone. “Una canzone senza aggettivi”, si intitola la rassegna quell’anno. Insomma il Club fa capire che non è guardando all’ambito d’origine delle canzoni – tantomeno se politico – che se ne celebra la qualità. Lo si fa tenendo conto dell’onestà di scrittura, legata a fattori estetici imprescindibili, ovviamente.

Ora torniamo negli anni Settanta, 1977. In una lunghissima intervista a Michelangelo Romano per Lato Side, Baglioni chiude così: “Vorrei che le canzoni, e non soltanto quelle che faccio io, venissero accettate senza fanatismi ma anche senza snobismi, senza etichette e classificazioni troppo rigide e rigorose, che ne snaturano il senso, la spontaneità e l’immediatezza, per eccesso di intellettualismo”.

Spero sia tutto chiaro.

[FOTO IN EVIDENZA DI MAURO VIGOROSI, PER GENTILE CONCESSIONE]

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