Restiamo in attesa del nuovo governo e dei nuovi ministri. Resto in attesa del nome del ministro della Salute e dei suoi stretti collaboratori. Nel mentre divoro con attenzione le pagine del nuovo libro di Susanna Tamaro Tornare umani che non è un romanzo ma la storia reale del coronavirus partendo dal giorno in cui è stato contratto dall’autrice, che ripercorre le chiusure, la solitudine, il potere politico che ci ha limitato, la morte, la vita rivissuta, i farmaci, i vaccini. Il tutto da cittadina.

In particolare mi ha colpito il capitolo 28 a pagina 196 dal titolo “Errare humanum est” nel quale Tamaro scrive: “quando si accorciano i tempi, inevitabilmente qualcosa si perde per la strada” a cui mi permetto di aggiungere che quando ci si sente salvi si cerca di dimenticare e di allontanare il problema che appare risolto. Ma non è sempre vero. E siccome errare è umano, appunto, almeno i politici, dice ancora Tamaro, dopo averci ringraziato per aver ubbidito praticamente a tutto, ci chiedano perdono senza trincerarsi, i rieletti, dietro immunità parlamentari vergognose per il male che hanno fatto.

“Perdono per la loro totale impreparazione e l’assenza di un piano antipandemico. Perdono per aver distrutto il Servizio sanitario nazionale, per aver reso impossibile il lavoro dei medici schiacciati tra la rigidità ottusa dei protocolli e il Moloch burocratico quotidiano. Perdono per aver vietato per lungo tempo le autopsie, ritardando di molto la conoscenza scientifica della malattia e dunque la possibilità di curarla. Perdono per la totale assenza di un piano sanitario per l’educazione alla salute, perché, di fronte alla malattia, il microbo è nulla, il terreno è tutto, come diceva Pasteur, e un terreno imbottito di farmaci è un invito a nozze per qualsiasi patologia bussi alla porta. Perdono per la sudditanza alle case farmaceutiche e la conseguenza idolatria del vaccino. Perdono per la “Tachipirina e vigile attesa” e per aver abbandonato alla solitudine terapeutica la maggior parte dei malati”.

Perdono per le imposizioni, perdono alle forze dell’ordine, ai negozianti, ai ristoratori e qualsivoglia attività commerciale, ai bambini. Perdono ai morti nei sacchi neri, ai silenzi della magistratura, dei sindacati. Perdono alle persone che sono state costrette a vaccinarsi per non perdere il lavoro. Perdono a tutti gli anziani delle RSA ed a tutte le persone a cui è stato cancellato il diritto di esistere. “Purtroppo non si vede alcun segno in questa direzione” chiosa Tamaro.

Nel libro di Gherardo Colombo, Il perdono responsabile, alla pagina 8 si legge: “Si cercherà di capire se la categoria del perdono, intesa correttamente, può avere rilievo a un livello decisamente pubblico, quello della disciplina dei rapporti tra le persone, quello dell’organizzazione del vivere insieme; e poiché il vivere insieme si organizza attraverso le regole, l’intento che ci si propone è di verificare se il perdono, la disponibilità al perdono, abbia influenza sul contenuto delle regole attraverso le quali si vive insieme.”

Perché se non si rispettano le regole e non si chiede perdono la società si sgretola e perde di efficacia collettiva. Winston Churcill diceva: “Se due persone fumano sotto il cartello “divieto di fumare” gli fai la multa, se venti persone lo fanno chiedi loro di spostarsi, se lo fanno duecento togli il cartello”. E le regole cambiano forse solo a favore di qualcuno. E allora mi permetto di aggiungere che la politica deve chiedere perdono a Francesco Zambon che ci ha fatto comprendere, dimettendosi dall’OMS, proprio la mancanza di quel piano pandemico che probabilmente non ci avrebbe portato ad essere considerato il secondo peggior Paese al mondo come risposta all’attacco dopo l’Inghilterra.

La politica, che proprio in questi giorni litiga per la spartizione delle poltrone, si è dimenticata, e deve chiedere perdono ad un medico che meriterebbe di essere il nostro ministro della Salute. E perché no, devono chiedere perdono a me per tutte le idee che ho proposto, mai ascoltate, che avrebbero permesso almeno di avere qualche arma in più contro la guerra invisibile. Devono chiedere perdono soprattutto di aver fatto poco o niente in questi tre anni per cambiare la situazione ed essere maggiormente preparati nel caso di nuovi attacchi.

Ai politici che verranno lascio in eredità la mia pagina Facebook @DDFlastoria e l’intervista del 17 ottobre 2022 su alcune idee semplici e chiare per salvare il nostro Sistema Sanitario Nazionale. Prima di tagliare i ponti con tutto. Lo devo a me, per andare avanti.

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