“Più che a un taxi, io la paragonerei a un’ambulanza che naviga nel Mediterraneo per salvare persone che rischiano la vita”. Così il comandante Paolo Fusarini presenta “Life Support”, la nave che Emergency ha voluto per effettuare in autonomia le attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. L’imbarcazione è stata presentata questa mattina al Porto Antico di Genova e sarà pronta per la sua prima missione entro metà novembre: “Un’idea che avevamo in cantiere da tempo e che finalmente ha preso forma – spiega Pietro Parrino per Emergency – Lo facciamo, innanzitutto, perché è quello che facciamo da sempre: curare chi ne ha bisogno, chi è nel posto sbagliato, non per sua scelta. Nonostante il numero di persone che attraversa il Mediterraneo per raggiungere l’Europa sia diminuito rispetto a qualche anno fa, l’Unhcr sottolinea che le traversate in mare stanno diventando sempre più fatali”.

Il Mar Mediterraneo centrale è da anni la rotta migratoria più pericolosa del mondo: sono oltre 23.800 i migranti morti o dispersi dal 2014, 1.200 solo quest’anno secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni: “Eppure l’attività di ricerca e salvataggio in mare da parte delle ong è un argomento spesso divisivo – continua Parrino – Ma salvare vite non può essere divisivo, mai. Questo è il nostro punto di partenza, anche questa volta”. Lunga 41 metri e larga 12, “Life Support” potrà accogliere fino a 175 naufraghi offrendo spazi dedicati a donne e bambini, un ponte coperto di 270 metri quadrati e posti letto, oltre a un ambulatorio per stabilizzare situazioni critiche e trattare adeguatamente eventuali patologie in attesa di una presa in carico dei pazienti a terra. “Questo nuovo impegno contribuirà a riempire il vuoto lasciato da Italia e Eu che avrebbero la responsabilità primaria di garantire il coordinamento delle attività di ricerca e soccorso e, prima ancora, di garantire percorsi legali, sicuri e rispettosi dei diritti umani a coloro che scappano da guerre, violenza e povertà” afferma la presidente di Emergency Rossella Miccio. All’esterno della nave si possono leggere in italiano e inglese le parole del fondatore di Emergency Gino Strada: “I diritti devono essere di tutti, sennò chiamateli privilegi”. Negli anni scorsi lo staff di Emergency si è formato partecipando a 12 missioni a bordo di imbarcazioni di altre ong, contribuendo al salvataggio di più di 2mila persone. “Life support” si andrà ad aggiungere alle altre imbarcazioni di ricerca e soccorso attive in questo momento, tra le quali la flotta di Sea Watch e Open Arms, e le navi di ResQ e Mediterranea. Attività umanitarie e solidali che, in anni di crescente militarizzazione delle frontiere, oltre a soccorrere diventano anche una presenza politica e uno sguardo indipendente su quanto avviene nel Mediterraneo.

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