“Abbiamo un bene confiscato che non possiamo usare perché il Comune non provvede a fare una sanatoria. Non possiamo partecipare ad un bando. Non possiamo ristrutturarlo e non possiamo accogliere nessuno. È inutile avere un patrimonio sottratto ai mafiosi se poi l’amministrazione non ci permette di riscattarci”.

Simone Cavazzoli è il presidente della cooperativa sociale “Noe” di Partinico (Palermo) che dal 2005 ha avuto assegnato con un comodato trentennale cinque ettari di terra, un bosco, due immobili quasi totalmente distrutti e una casa colonica, sequestrati e confiscati alla famiglia mafiosa dei “Madonia” di Partanna. Un bel “regalo” se non fosse che la casa colonica, in questione, non era accatastata. “Ci siamo accorti – spiega Cavazzoli – di questo problema nel 2017 partecipando ad un bando e dopo aver insistito con l’amministrazione comunale per risolvere la questione abbiamo deciso di provvedere con le nostre forze. Ma non basta. Serve far seguire un provvedimento di sanatoria da parte del Comune che non è mai arrivato”.

Cavazzoli e gli altri della cooperativa da mesi interloquiscono con i tre commissari che sono assegnati al Comune fino alle elezioni del prossimo 13 novembre. Da tempo hanno ricevuto rassicurazioni sul fatto che il segretario comunale avrebbe provveduto ad eseguire il provvedimento ma nulla di fatto. “L’ultima riunione – dice il presidente al fatto.it – l’abbiamo avuta il 30 maggio scorso ma non si è mosso nulla. Tutto ciò ci impedisce di poter far qualsiasi cosa su quel bene”.

Senza la sanatoria non è possibile operare interventi conservativi del bene che deve essere di tanto in tanto consolidato in modo illegittimo dalla cooperativa sociale, non potendo presentare alcuna carta per lavori né di ordinaria né di straordinaria amministrazione: “Dobbiamo – spiega Cavazzoli – rappresentare i valori della legalità ma ci obbligano a muoverci in via illegale per non far crollare il tutto”.

Senza la sanatoria non è possibile entrare in alcun bando Invitalia così come non è possibile affrontare nessuna attività agricola in modo serio dato che non potendo creare un magazzino certificato dall’autorità sanitaria, la coop è impossibilitata a qualunque prassi di condizionamento trasformativo anche del prodotto agricolo fresco finalizzato a vendita fuori dal campo. Ma non solo.

Se il Comune non provvede non è possibile accogliere in modo legale e protetto pernottamenti di ospiti delle università interessate a studiare le prerogative agronomiche che Noe attua. “Siamo stati costretti per ora – chiarisce il presidente – ad abbandonare qualsiasi progetto di attività agrituristica; di programmazione operativa per creare posti di lavoro. Questa situazione sta rovinando il destino aziendale di Noe. Questo bene confiscato sta perdendo tante opportunità di incrementare le sue potenzialità solo perché qualcuno non fa il suo dovere”.

(immagine d’archivio)

Articolo Precedente

Anzio, esplosione in una villetta per una fuga di gas: grave una donna estratta dalle macerie

next
Articolo Successivo

Torino, nove secondi per rubare un’auto: agli arresti marito e moglie ladri seriali – Video

next