Difficile, in tempi di crisi, togliere il finanziamento al Reddito di cittadinanza, che secondo l’Istat ha avuto un ruolo chiave nella lotta alla povertà per 1,3 milioni di famiglie. Ma il nuovo governo potrà sempre trovare altri modi per scardinare una misura che già l’esecutivo di Mario Draghi aveva riformato in modo restrittivo, proprio a partire dalle condizionalità all’erogazione del sussidio. Una preoccupazione sentita dagli stessi beneficiari del Rdc, come quello che a ilFattoquotidiano.it ha deciso di segnalare un annuncio comparso sul portale della Regione Sicilia dedicato al lavoro, al quale attingono anche i Centri per l’impiego. L’offerta riguarda un posto da estetista full time, ma l’offerta è di appena 900 euro lordi. Una paga al di sotto dei minimi di legge, quelli previsti dal contratto collettivo nazionale di categoria. “Per non perdere il diritto al Reddito di cittadinanza dovremo accettare offerte come questa?”, domanda il beneficiario siciliano, che per ovvie ragioni chiede di restare anonimo. Timori che montano mentre sono in scadenza gli ultimi navigator che andranno definitivamente a casa il prossimo 31 ottobre, alla faccia di un potenziamento dei centri per l’impiego (Cpi) che in molte regioni è ancora tutto da fare, tanto che martedì 18 ottobre hanno deciso di scendere in piazza a Roma e dal alcuni giorno sono in stato di agitazione.

Appena 750 euro netti al mese. Tanto offre l’annuncio apparso sul portale Silav della Regione Sicilia, che raccoglie le proposte di lavoro che vengono consultate anche dai percettori del Reddito di cittadinanza, quelli considerati abili e tenuti alla ricerca di un impiego. Al portale collaborano i 74 Cpi della regione, che segnalano le offerte a beneficio dei disoccupati. L’annuncio in questione è tra quelli segnalati dal Cpi di Palermo. Per il posto a tempo pieno da “responsabile cabina estetica” sono richiesti almeno 12 mesi di esperienza e un “indispensabile diploma di istruzione secondaria superiore”. Ma l’offerta è bassa, al di sotto di quanto previsto dal CCNL, che per un impiego da “responsabile” stabilisce minimi retributivi tra i 1.200 e i 1.300 euro mensili. Oltre il 30 per cento in più di quanto offerto nell’annuncio intercettato da un beneficiario di RdC siciliano. Che ha fatto due calcoli: “Se si tratta di 40 ore settimanali, sono appena 4,6 euro netti l’ora“. E ragiona: “E’ un’offerta che probabilmente si rivolge alle donne, alle quali magari si chiede di coniugare un full time da 4 euro l’ora con la famiglia e i figli”. Parlando, poi, gli viene in mente quanto detto dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, convinto che il Reddito di cittadinanza faccia concorrenza alle offerte di lavoro: “Beh, certo, se le offerte sono queste”, conclude il percettore siciliano.

Il tema è quello della cosiddetta “offerta congrua” di lavoro. Chi percepisce il Rdc non può rinunciare a più di tre proposte “congrue”, disponeva la legge che ha istituito la misura. Ma la maggior parte degli annunci, compresi quelli segnalati dai Cpi attraverso i portali regionali, dettaglia al minimo le proposte, spesso senza indicare l’orario e quasi mai la retribuzione. Uno dei motivi per cui, come ilFattoquotidiano.it ha spiegato, l’offerta congrua è rimasta una chimera. Un’intenzione scritta ma inattuabile, utile a placare l’ira di chi paventava schiere di “divanati” percettori del Reddito, un’altra teoria poi smentita dai fatti. “Quante offerte congrue ho segnalato in questi anni? Nessuna, non c’è modo”, spiegavano diversi navigator al Fatto meno di un anno fa. Tanto che in Emilia Romagna si diceva ai navigator di “mettere sempre NO nel campo ‘offerta congrua’”, e altrove ci si arrangiava dichiarando in calce alle mail inviate ai beneficiari che l’offerta segnalata “non costituisce offerta di lavoro congrua ai sensi della normativa sul Rdc, pertanto in caso di disinteresse non si applicherà alcuna delle sanzioni previste”. Così l’ultima legge di Bilancio (2022) che riduce a due le offerte congrue irrifiutabili non ha di fatto cambiato nulla, come hanno più volte spiegato tanti navigator. Quanto al futuro dei percettori del Rdc, il timore è che la clausola delle offerte irrifiutabili passi da proposte irricevibili, comprese quelle che violano i minimi retributivi e che l’introduzione di un salario minimo legale metterebbe fuori gioco.

“Che un’offerta del genere sia intermediata da un Centro per l’impiego è un bel problema, soprattutto se poi a offerte simili si vuole applicare la condizionalità che a fronte del mio rifiuto oppone la perdita del Reddito”, riflette ancora il beneficiario siciliano. A controllare, almeno per i beneficiari del Rdc, non ci saranno più i navigator. I dipendenti di Anpal Servizi stanno infatti per sparire definitivamente, quando anche la proroga di tre mesi attuata in molte regioni volgerà al termine mettendo a riposo anche gli ultimi 950 precari ancora in forze nei Cpi. A fronte di un potenziamento degli stessi Cpi che stenta a raggiungere gli obiettivi fissati, in alcune regioni non è stato ancora assunto nessuno. Tornando in Sicilia, mentre scriviamo non è stata ancora fatta alcuna assunzione, i primi 260 vincitori del concorso per laureati stanno appena iniziando a scegliere la sede di designazione in base alle graduatorie e forse da gennaio potranno entrare in servizio. Ma restano 273 posti vacanti che dovranno appena essere messi a bando altri 471 sono i posti per diplomati che ancora attendono la pubblicazione delle graduatorie. Per questo l’Associazione nazionale navigator (ANNA) ha più volte chiesto una proroga del contratto e per martedì 18 ottobre ha annunciato una mobilitazione nazionale indetta dalle segreterie nazionali di Cgil, Cisl, e Uil. La manifestazione partirà alle ore 14:30 in piazza Santi Apostoli a Roma “per sensibilizzare il nuovo Parlamento sulla vertenza Navigator e sollecitare tutte le forze politiche, in vista della scadenza dei contratti fissata al 31 ottobre”, si legge nel comunicato sindacale. E dal 13 ottobre è stato “indetto lo stato di agitazione di tutti i lavoratori”.

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