Ripulisce l’imbarazzante pantheon esternato negli scorsi anni al minimo indispensabile, dal suo punto di vista, concentrandosi sulla Chiesa Cattolica: Papa Francesco, san Tommaso d’Aquino, il beato Carlo Acutis. Quindi un’aggiunta personale, quel senatur Umberto Bossi che nel primo discorso di Lorenzo Fontana da presidente della Camera fa il paio con il richiamo alle autonomie. Parla a chi può parlare apertamente dallo scranno più alto di Montecitorio: i cattolici e la Liga Veneta. Dal resto – i diritti civili, il suo filo-putinismo e le vecchie simpatie per gli estremisti di Afd e Alba Dorata – meglio tenersi alla larga ora che è la terza carica dello Stato. Si lancia persino in un timido invito a “rinsaldare” l’ancoraggio all’Unione Europea. Ciò che rimane del suo discorso è tutto incentrato su un “orgoglio italiano” da ritrovare, sulla non “omologazione” e sulle minoranze da tutelare, ma nel parlare di esclusi e ultimi la citazione aperta va solo ai disabili e alle loro famiglie.

Papa, Alberto da Giussano e ‘autocensura’ – L’ultraconservatore evita di parlare di diritti e di rinfocolare le sue posizioni ben note, prova a star lontano dalle polemiche che inevitabilmente già lo travolgono. La sua elezione per Enrico Letta è “uno sfregio all’Italia” e una scelta per la quale il primo a festeggiare è Vladimir Putin. Ma è nelle pieghe del suo discorso che emerge l’anima più vera di Fontana: la terza carica dello Stato, spilletta di Alberto da Giussano appuntata sulla giacca, cita subito Papa Francesco e il pontefice diventa il “riferimento spirituale” della “maggioranza” dei cittadini italiani. “Promuove il rispetto dei più alti valori morali nel mondo”, aggiunge il neo-presidente della Camera ricordando “l’azione diplomatica” che Bergoglio sta svolgendo per la ricerca della pace. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia resta sempre una più generica ed equidistante “guerra”, mentre è molto più incisivo nel suo secondo riferimento.

Il “ruolo centrale” del’Aula (che in parte tace) – Dopo il pontefice, Fontana vira dal sacro al profano e ringrazia Bossi: del resto la scelta di Matteo Salvini è ricaduta su di lui proprio per coccolare la parte veneta della Lega, quella più affezionata ai vecchi richiami secessionisti. Non a caso, il presidente della Camera parlando della ricchezza dell’Italia sostiene che sia nella diversità: “Il compito delle istituzioni è quello di sublimarla, anche attraverso le autonomie”. Riferimento chiaro e netto, una carezza alla sua Verona. Qualche richiamo operativo su una legislatura che dovrà “riaffermare il ruolo centrale del Parlamento dopo la parentesi delle emergenze” con il largo uso della decretazione d’urgenza. Serve, dice, una “netta inversione di tendenza” e assicura che sarà il “garante” delle minoranze all’interno di Montecitorio. Il resto è prassi: leale collaborazione tra le istituzioni, massima coesione, parità di diritti tra maggioranza e opposizione. Chiede di “recuperare l’orgoglio di quello che siamo”, di “impegnarsi” per i 4 milioni di disabili e le loro famiglie e nel contrasto alla povertà. Quindi altri due richiami cattolici, il giovane beato Carlo Acutis (“Tutti nascono originari, ma muoiono fotocopie”) e san Tommaso d’Aquino (“Il male non è il contrario del bene, è la privazione del bene”). Troppo poco per strappare l’approvazione di tutta l’Aula: l’emiciclo applaude dagli scranni del centrodestra e – a tratti – dai banchi occupati da renziani e calendiani. L’ala sinistra, compreso il M5s, resta muta e immobile.

Le reazioni – Il Pd va giù durissimo: “Peggio di così nemmeno con l’immaginazione più sfrenata. L’Italia, non merita questo sfregio”, twitta Letta. Il segretario dem è un fiume in piena: “Ci hanno raccontato per tutta la campagna elettorale che ci sarebbe stato moderatismo, continuità e scelte nell’interesse del Paese. La scelta di oggi alla Camera va esattamente contro gli interessi del Paese, sposta l’Italia sempre più lontano dal cuore dell’Europa”, dice lasciando la Camera. La scelta di Fontana, aggiunge, è “sbagliata” e “conferma quello che abbiamo sempre pensato: questa è una maggioranza che si è spostata verso destra e il sovranismo. La scelta di oggi troverà qualcuno contento fuori dell’Italia. Il primo ad esserlo sarà Putin”. Il presidente del M5s Giuseppe Conte parla di “sistema valoriale diverso” e a chi gli ricorda che Fontana è stato suo ministro nel governo gialloverde risponde di aver ritirato il patrocinio al Family Day di Verona. Per Angelo Bonelli di Alleanza Verdi-Sinistra, la sua elezione svela “il volto della destra guidata da Meloni” e “la strategia di questa destra che guarda al passato e che non si lega alla modernità di questo Paese”. Anche Marco Grimaldi, deputato di Si, sottolinea come i riferimenti del presidente della Camera siano “Dio, Putin e famiglia” e di fronte a queste scelte, compresa quella di Ignazio La Russa al Senato, inizi ora un “lavoro duro di resistenza” delle opposizioni.

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