Alle ore 10 la campanella suona alla Camera, è convocata la prima seduta presieduta da Ettore Rosato (Iv), vicepresidente uscente più anziano. Al Senato, l’esordio è fissato alle ore 10.30: l’Aula sarà guidata dalla senatrice a vita Liliana Segre. Dopo l’insediamento, si procederà all’elezione dei presidenti delle Camere. Cambiano i numeri dei parlamentari presenti in aula, ma le procedure, caposaldo della Costituzione, rimarranno immutate. Si insedieranno le Camere, in attesa che il capo dello Stato Sergio Mattarella conferisca l’incarico al nuovo presidente del Consiglio, che succederà a Mario Draghi. Il passaggio potrebbe avvenire già lunedì 17 ottobre prossimo a favore di Giorgia Meloni, che sarà non solo il 31esimo capo di governo della storia della Repubblica, ma anche la prima donna.

Grazie alla legge elettorale che li ha eletti il 25 settembre, ci sono volute tre settimane per sapere chi siano i nuovi parlamentari, con la lista definitiva e ufficiale bollinata solo l’8 ottobre. Che razza di Parlamento sarà quello che si insedia oggi? Il primo banco di prova è il voto su chi presiederà le due Camere, ancora al centro di un braccio di ferro su Calderoli, La Russa, Molinari e altri nomi che da settimane impazzano, come quelli dei ministri, e prefigurano una batteria di votazioni a vuoto. Comunque si risolvano le due partite, l’insediamento di oggi sarà il punto d’avvio di un passaggio storico con molte incognite.

Mentre la XIX legislatura sta per decollare, ad esempio, permane il nodo della riformulazione del regolamento dei due rami del Parlamento per adattare le commissioni alla cura dimagrante che ha ridotto i deputati da 615 a 400 e i senatori da 315 a 200: mentre il Senato al fotofinish ha adeguato il numero delle permanenti da 14 a 10, alla Camera non è stato fatto, col risultato di una “asimmetria” tra i due rami del Parlamento che rischia di mandarne in panne l’attività. Le colpe sono ancora da attribuire, posto che i relatori della modifica regolamentare erano Baldelli di Forza Italia e Fiano del Pd, e alcuni giornali ora la attribuiscono al presidente uscente Roberto Fico. La vera ragione è da collegare piuttosto alla caduta del governo Draghi, assunta come motivo della rottura di un “accordo di maggioranza” che conteneva per altro una norma contro i “transfughi” al pari di quella del Senato, che agisce anche sui fondi di ogni gruppo. Comunque sia andata, si rischia l’ingorgo in avvio di legislatura, proprio quando tocca correre per approntare la legge di bilancio incardinandola nelle relative commissioni, che però non sono più “paritetiche” e uguali. In ogni caso, dopo la registrazione, 600 nuovi eletti siederanno sugli scranni opportunamente ridotti di 345 poltrone. Il risparmio netto è stimato in 285 milioni di euro netto a legislatura, lo 0,007% della spesa pubblica.

I seggi del nuovo Parlamento nel dettaglio
Alla guida della coalizione c’è il partito di Giorgia Meloni, che a Palazzo Madama formerà un gruppo di 66 senatori. Mentre a Montecitorio conterà 119 deputati. Al Senato il partito guidato da Matteo Salvini formerà un gruppo di 29 eletti. Mentre alla Camera ci saranno 67 deputati. Silvio Berlusconi porta a Palazzo Madama una truppa di 18 senatori. Gli azzurri alla Camera saranno invece 44.Il Movimento associativo italiani all’estero elegge un senatore e un deputato. La lista Noi Moderati, che ha corso in coalizione col centrodestra, avrà a Palazzo Madama due senatori, mentre alla Camera la compagine sarà di 7 deputati. Passando all’opposizione, il Pd di Enrico Letta porta a Palazzo Madama 40 senatori e a Montecitorio 69 deputati. La lista che metteva insieme Sinistra Italiana e i Verdi ha eletto 4 senatori e 12 deputati. Il partito di Emma Bonino porta in parlamento solo due deputati, portati in dote dai collegi uninominali visto che il partito non ha superato lo sbarramento. Impegno Civico, la formazione frutto della scissione voluta da Di Maio, ha eletto un solo deputato, cioè Bruno Tabacci che aveva portato in dote il simbolo. Il Movimento Cinque Stelle guidato dall’ex premier Giuseppe Conte, che nella scorsa legislatura aveva i gruppi più folti, porta a Palazzo Madama 28 senatori e alla Camera 52 deputati. Azione – Italia Viva, la lista formata dai due partiti di Carlo Calenda e Matteo Renzi ottiene 9 senatori e 21 deputati.Il partito autonomista Svp porta alla Camera 3 deputati e a Palazzo Madama 2 senatori. Sud chiama Nord di Cateno De Luca, l’outsider della tornata elettorale, ha eletto un deputato e un senatore.

Meno donne, più anziani
La lista definitiva degli eletti ha consentito di fare una radiografia al nuovo Parlamento che dice in sostanza che oltre due eletti su tre sono uomini, risultato che aumenta la sproporzione rispetto alle donne. I partiti con il maggior numero di elette sono Azione (46,7%) e M5S (46,1%). Il 2018 aveva registrato il record dell’età media più bassa della Repubblica, oggi si sale da 44 a 49 anni alla Camera e da 52 a 56 anni al Senato. Forza Italia ha una media di 61,1 anni al Senato, il Pd 56,4, M5S 52,9. Quanto alla provenienza geografica degli eletti Sud e isole conquistano il primato (34,1%), seguiti a ruota dal Nord-Ovest (25,9%), dal Centro (21,5%) e dal Nord-Est (18,5%).

L’elefante sulle spalle: l’eredità di 5mila leggi che decadono
Per effetto dell’insediamento delle nuove camere decadono le proposte di legge che il Parlamento non ha approvato, nel caso della legislatura conclusa sono 5.374. Per 868 era almeno iniziata la discussione, 793 erano all’esame delle commissioni. Per 3.864 proposte era stata individuata la commissione competente per materia ma la discussione in questo ambito non è mai partita. In altri 642 casi invece il Ddl non è stato nemmeno assegnato a una commissione. La regola dice che dovrebbero decadere nella legislatura successiva con una corsia preferenziale, ma in alcune circostanze possano essere ripresentate, mentre quelle che hanno ricevuto una prima approvazione in una Camera nella successiva legislatura possono essere dichiarate “urgenti”, mandate in commissione per una breve disamina e poi calendarizzate entro pochi giorni dalla delibera d’urgenza. I Ddl per cui era almeno iniziata la discussione invece sono 868.

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