Negli ultimi giorni, presumibilmente a partire dal 26 settembre, alcuni attentati terroristici hanno danneggiato – pare irrimediabilmente – i gasdotti Nord Stream 1 e 2, che portavano il gas dalla Russa alla Germania. Questo significa che queste due grandi infrastrutture di collegamento tra la Russia e l’Europa, costate una cifra dell’ordine di 10 miliardi cadauna (metà a carico dell’Europa e metà a carico della Russia) sono state volutamente distrutte e non potranno più essere riattivabili. Il più grande elemento di contrasto negli anni scorsi tra la Merkel e i presidenti Usa è stato ridotto allo stato di rottame con tre o quattro attentati terroristici. Parallelamente gli 800 milioni di euro di gas che questi gasdotti contenevano, di proprietà dei russi, stanno andando dispersi nell’atmosfera contribuendo non poco all’effetto serra e all’inquinamento in generale.

Ieri, mercoledì 28 settembre 2022, il Parlamento tedesco ha respinto una mozione presentata dalla Cdu/Csu che chiedeva al governo di aumentare le forniture di armi tedesche al governo ucraino e in particolare di fornire armi più sofisticate e potenti. Da mesi infatti la destra tedesca sta conducendo una campagna politica contro il governo accusandolo di non rispettare il mandato deciso dal parlamento stesso e di non fornire le armi promesse. La destra tedesca sostiene che il governo “Invece di dedicarsi all’imperativo umanitario di sostenere pienamente l’Ucraina contro la guerra di annientamento russa, la Germania si isola sempre più tra i suoi partner nella Nato e nell’Unione europea con il suo atteggiamento esitante nei confronti della consegna di armi pesanti. In tal modo, il governo federale rischia di danneggiare irreparabilmente la reputazione della Germania presso i suoi vicini e amici orientali.”

Oggi, giovedì 29 ottobre, #SanktionengegendieUSA (traducibile in “sanzioni contro gli Usa”) è diventato un hashtag di tendenza in Germania. È possibile che il popolo tedesco si sia ricordato quanto accaduto in occasione di un incontro tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il primo ministro tedesco Olaf Scholz, tenutosi alla Casa Bianca il 7 febbraio scorso, prima dell’inizio della guerra e nella fase in cui la Germania cercava disperatamente di dar vita ad una mediazione che gli Usa e l’Ucraina rifiutarono. Nella conferenza stampa che seguì l’incontro, Biden affermò infatti testualmente: “Se la Germania… se i russi invadono, cioè se i carri armati e le truppe russe attraversano nuovamente il confine ucraino, non ci sarà più neppure un Nord Stream 2, lo azzereremo.” Di fronte alla domanda di una giornalista che chiedeva: “Come farete questo esattamente, visto che il controllo del progetto è in Germania?”, Biden rispose: “…faremo… prometto che saremo in grado di farlo”.

Ho come l’impressione che i tedeschi, che sono ancora soggetti alle sanzioni poste in essere da Trump contro la loro industria, si stiano rendendo conto che il prezzo economico più alto delle sanzioni contro la Russia e del taglio di fornitura di gas russo sono destinati a pagarlo loro. Non solo con l’inflazione al 10%, ma con il fatto che il gas materialmente quest’inverno non sarà sufficiente per garantire la continuità produttiva all’industria tedesca e perché un dieci per cento dell’industria tedesca è destinata a finire “fuori mercato” a causa dell’aumento del prezzo del gas che segue la rottura dei rapporti con la Russia. In altre parole le sanzioni contro la Russia sono in realtà delle sanzioni contro la Germania e la competitività della sua industria.

Ho anche l’impressione che molti in Germania si stiano chiedendo chi ha pensato, organizzato e realizzato gli attentati ai gasdotti, visto che chi ha tutto da perderci sono in primo luogo loro e i russi e in definitiva la pace. È infatti evidente che questi attentati sono destinati a impedire l’apertura di una trattativa con la Russia e avvicinano a passi da gigante la terza guerra mondiale. Che il popolo tedesco inizi ad accorgersi di cosa sta succedendo e che il parlamento tedesco non si pieghi agli attentati terroristici mi pare un buon segnale. Sarà interessante vedere l’esito della richiesta russa di discutere degli attentati terroristici al consiglio di sicurezza dell’Onu.

Servirebbe adesso un segnale italiano, un segnale chiaro in direzione della trattativa, della pace e della cooperazione internazionale. Servirebbe un segnale che purtroppo non arriverà perché Giorgia Meloni, tutta tesa ad accreditarsi presso gli Usa e i potenti neoliberisti, non è in grado di spostarsi di un millimetro dalla linea di Draghi. Anzi, dovendo farsi accettare nel salotto buono si genufletterà anche più del necessario. È quindi necessario che il popolo italiano faccia sentire la sua voce, senza aspettare che l’irresponsabilità dei nostri governanti – passati e futuri – ci renda corresponsabili dell’inizio della terza guerra mondiale, l’ultima…

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