Eleggere 15 parlamentari, a Camere ridotte, con un partito che a stento arrivava al 2%, salvando sé stesso e tutti i fedelissimi e riuscendo a far contento anche qualcuno dei peones. È l’oggettivo trionfo di cui si è reso protagonista Matteo Renzi, passato in poche settimane dal concreto incubo di non superare la soglia di sbarramento a un bottino elettorale di tutto rispetto, superiore a forze che godono nel Paese di un consenso ben maggiore. La sliding door tra i due destini porta il nome di Carlo Calenda: su di lui il leader di Italia viva ha fatto un “all in” da esperto pokerista, facendo credere di essere pronto a correre da solo, ma contando sul fatto che prima o poi il suo ex ministro avrebbe fatto saltare il tavolo delle trattative con il Pd di Enrico Letta. Così è puntualmente successo, e da quel momento Renzi ha vinto tutte le fiches. Il capo di Azione, venuto meno il cartello con +Europa che è rimasta nel centrosinistra, è stato costretto a rivolgersi a lui per avere a disposizione un simbolo elettorale esentato dalla raccolta firme, e in cambio ha dovuto concedere la metà dei posti sicuri in lista, nonostante nei sondaggi il proprio partito avesse più del doppio dei voti di Iv.

Così, mentre i vari Bonino, Paragone e De Magistris si mangiano le mani per non aver raggiunto il 3%, Renzi gongola festeggiando il massimo risultato ottenuto con il minimo sforzo. Alla Camera gli eletti di Italia viva sono 10 su 21: a Montecitorio andranno tutti i fedelissimi del Giglio magico, da Maria Elena Boschi a Francesco Bonifazi, Davide Faraone, Luigi Marattin ed Ettore Rosato. Trovano posto anche l’ex ministra Elena Bonetti e il deputato Mauro Del Barba. Poi ci sono i subentrati: Bonifazi, eletto nel collegio Toscana 1 (dove la lista ha preso una percentuale minore, secondo quanto prevede il Rosatellum) lascerà il posto in Toscana 3 a Lucia Annibali. Boschi, eletta in entrambi i plurinominali di Roma, scatterà in quello più periferico, mentre nel collegio centrale al suo posto passerà Roberto Giachetti. Mauro Del Barba, eletto sia in Lombardia 2 – P02 che in Lombardia 4 – P01, lascia il posto nel primo collegio a Maria Chiara Gadda.

Al Senato, invece, oltre a Renzi passano Ivan Scalfarotto e Silvia Fregolent. Ma altri due seggi per Italia viva (per un totale di 5 su 9) scatteranno a causa dell’elezione di Carlo Calenda in tre diversi collegi: sarà proclamato in Sicilia, bloccando Teresa Bellanova, mentre al suo posto in Veneto passerà la senatrice Daniela Sbrollini e nel Lazio la deputata Raffaella Paita (che è ligure). Una pattuglia di tutto rispetto, dunque, che renderà Renzi perfettamente autonomo nelle mosse politiche che deciderà di intraprendere. E lui non contiene la soddisfazione: nel post scriptum della sua ultima e-news, intitolato “L’angolo del sorriso”, sbertuccia “gli stessi che hanno detto per anni che non sarei mai più tornato in Parlamento, che non avremmo fatto il 3%, che nei sondaggi eravamo morti”, cioè quello che sarebbe successo se non fosse arrivato il soccorso di Azione. E conclude: “Un abbraccio a chi ci ha considerato tante volte finiti: ci hanno seppellito più volte, non sapevano che siamo semi“. Con un sentito grazie a Calenda.

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