Nel giorno del 18esimo compleanno tempo per festeggiare non ne ha avuto. Finita scuola, è andata ad allenarsi, come fa sei giorni su sette da alcuni anni ormai. Una compagna di squadra le ha portato una torta, ma sulla pista di atletica nessuno aveva un accendino per le candeline. La festa sarà in un altro momento. Great Nnachi, nata a Torino da genitori nigeriani, è diventata maggiorenne e pensa soltanto a una cosa: ottenere la cittadinanza italiana, la chiave di volta per un’atleta talmente talentuosa che la Federazione italiana di atletica leggera ha dovuto cambiare le regole pur di riconoscerle il record italiano di salto con l’asta nella categoria cadetti. “Nelle scorse settimane sono andata in questura a informarmi – racconta in una sosta tra un salto e un altro allo stadio Primo Nebiolo di Torino, dove decine di bambini partecipano a una giornata di avviamento all’atletica – Da oggi potrei fare la richiesta per conto mio oppure tramite il mio comune di residenza, Beinasco”. “Speriamo che non passino dieci anni”, commenta Luciano Gemello, l’allenatore che l’ha presa sotto la sua protezione quando lei aveva soltanto undici anni, dopo averla notata in una giornata di provini per gli allievi delle scuole medie e aver riconosciuto in lei la stoffa della campionessa. “Da due anni chiedo che le venga riconosciuta la cittadinanza per i meriti che ha, ma non ha avuto risposte. L’ho chiesto anche al presidente Sergio Mattarella, che l’ha nominata alfiere della Repubblica, ma mi ha detto che non poteva fare null’altro. Adesso la pratica dovrebbe andare via rapidamente. La mia speranza è che si possa fare il record di velocità nella concessione della cittadinanza”, aggiunge Gemello.

Per i nati o cresciuti in Italia da genitori stranieri il percorso per ottenere la cittadinanza è lungo e spesso tortuoso, fatto di scartoffie e anni di attesa, ancora scartoffie e poi chissà. In questa condizione, moltissimi rischiano di perdere occasioni importanti per la loro vita, come ad esempio l’accesso ai concorsi pubblici. Senza tener conto delle molte giornate in fila agli sportelli delle questure per il rinnovo del permesso di soggiorno. Nnachi, che viene già contesa dai gruppi sportivi delle Fiamme oro, Fiamme gialle e carabinieri, scalpita per poter partecipare alle selezioni e per poter un giorno indossare la canotta azzurra e la pettorina con scritto ‘Italia‘: “A febbraio ci sarà il primo concorso utile e spero di poter partecipare. Per me entrare in un gruppo sportivo militare vuol dire entrare nel mondo del professionismo e fare dell’atletica il mio lavoro”.

La neo-diciottenne italiana lo è già, ed è banale per lei dirlo, ma lo Stato ancora non la riconosce così: “Sono nata qui, sono cresciuta qui. Non conoscono niente della cultura nigeriana. Non sono una di quelle che si arrabbia con lo Stato, ma questa condizione burocratica mi confonde molto e a volte non capisco neanche bene chi sono – confida –. Quest’estate volevo andare a gareggiare ai mondiali under 20, avrei avuto i requisiti giusti per farlo, ma non ho potuto. Ho visto i miei amici gareggiare, ma io non ero lì. Ero triste, stavo male con me stessa”. E no, non poteva neanche gareggiare con la divisa della Nigeria, non soltanto perché è uno Stato che non conosce, ma anche perché alla federazione internazionale lei risulta “italiana” perché tesserata dalla Fidal.

Venerdì ha festeggiato il suo compleanno con compagni di scuola e di squadra, ma la testa è proiettata al weekend, ai campionati italiani di società a Brescia. Sabato per il Battaglio Cus Torino corre nei cento metri (ha il titolo italiano dei 60 metri indoor e dei 100 all’aperto) e domenica mattina ci sarà la gara di salto con l’asta contro le migliori atlete di questa disciplina. “L’11 settembre sono arrivata a 4,30 metri, terza a pari merito con molte altre atlete”, con la differenza che lei è al primo anno di categoria juniores. Il suo obiettivo, però, è arrivare all’altezza di 4,43 metri e battere il record italiano juniores. “Non è così impossibile, ho due anni di tempo per farlo e già in quest’ultimo anno ho avuto un netto miglioramento”. Certo, sa di essere cresciuta in questi anni e di aver acquisito più consapevolezza di ciò che fa, “ma non può funzionare nel salto con l’asta, serve spensieratezza perché se pensi troppo a cosa fai sbagli”. A che sportivi si ispira lei? “Mi piace la mentalità di Kobe Bryant, la continuità di Armand Duplantis (lo svedese campione olimpico e mondiale, ndr) e la sciallanza di Neymar. Si può dire sciallanza?”.

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