Ha tergiversato per mesi, ma alla fine la decisione è arrivata: Flavio Roda, attuale presidente della Fisi, ha presentato la propria candidatura per guidare, di nuovo, la Federazione italiana sport invernali. Il 15 di settembre il suo nome comparirà, ufficialmente, nell’elenco ristretto di candidati. A sfidarlo, alle elezioni previste il 15 di ottobre, saranno in quattro: Alessandro Falez, Stefano Maldifassi, Angelo Dalpez e Giacomo Bisconti. Ciò che però sta facendo discutere è proprio la posizione di Roda: la legge 8/2018, voluta dall’ex ministro Luca Lotti, stabilisce che i presidenti delle federazioni sportive possano fare, al massimo, tre mandati. Quello dell’attuale numero uno di via Piranesi, tuttavia, sarebbe il quarto. Perché, allora, Roda tira dritto? Roda diventò presidente nel 2012, a mandato “in corso”, quando la Fisi venne commissariata per il caso di Giovanni Morzenti, che dovette lasciare per irregolarità nelle votazioni. Così fece due anni (metà mandato, in sostanza) e poi i due pieni, successivi. È a questa “particolarità”, dunque, che Roda si aggrappa – assistito dai legali – per tentare una nuova scalata della Fisi (quattro anni fa fu un plebiscito: ottenne il 79% dei consensi). I problemi, però, sono molteplici. Da un lato c’è la legge, che parla chiaro, e sulla quale si è espresso anche il Coni, per fugare ogni dubbio interpretativo. Dall’altro ci sono tre candidati che promettono di fare subito ricorso al Tribunale sportivo. Non ultimo il fatto che la Federazione si trova a dover affrontare il quadriennio olimpico in casa, coi Giochi di Milano-Cortina. In questo senso la battaglia di ricorsi – e di veleni – è sintomatica di un ambiente che a lungo ha operato lontano dai riflettori, dovendo rendere conto, fino a un certo punto, delle proprie attività.

UNA QUESTIONE DI DIRITTO – La legge 8/2018 è intervenuta proprio per regolare il rinnovo dei mandati degli organi del Coni e delle federazioni sportive nazionali. L’articolo 2 recita che “il presidente e i membri degli organi direttivi restano in carica quattro anni e non possono svolgere più di tre mandati“. Il Coni, l’1 ottobre del 2018, ha diffuso il parere sui “limiti al mandato” precisando che la legge 8/2018 “dispiega i suoi effetti retroattivamente, essendo applicabile anche nei confronti di soggetti che hanno ricoperto tali cariche in un periodo precedente alla sua entrata in vigore” col fine di “tutelare il principio di democraticità, evitando il consolidarsi di situazioni di potere“, che “prevale sul divieto generale di retroattività della legge”. Oltre a ciò “il Collegio tiene a precisare che, nel computo dei mandati espletati, non rileva, altresì, la circostanza che un mandato possa essersi esaurito in periodo inferiore ai quattro anni previsti dalla legge, poiché ciò che importa è unicamente il numero di mandati“. In altre parole, non conta quanti anni un presidente (o un consigliere) resti in carica, ma ha rilevanza il numero di volte in cui viene eletto (anche perché, paradossalmente, un presidente potrebbe dimettersi, per esempio, un anno prima della scadenza del mandato e ricandidarsi quante volte ritiene). Nonostante ciò il 27 di maggio scorso, la Fisi (cioè Roda) ha aggiornato il Regolamento organico federale, inserendo all’articolo 46 che “i presidenti e i membri degli organi federali […] sono rieleggibili nelle rispettive cariche, nel limite massimo di tre interi mandati quadriennali, anche non consecutivi”. La parola chiave, naturalmente, è “interi”.

IL PASTICCIO DELLE DIVISE – Tra gli addetti al settore si è fatta l’idea che un peso, nella scelta dell’attuale presidente di ricandidarsi (74 anni, emiliano, ex allenatore di Alberto Tomba, ex direttore tecnico della squadra maschile), l’abbia avuta la cosiddetta “guerra delle tute”, un pasticcio che sta coinvolgendo anche le atlete di punta dell’Italia, due campionesse amate – e seguite – in tutto il mondo come Sofia Goggia e Dorothea Wierer. Ecco di cosa si tratta: dal 2011 lo sponsor tecnico della Fisi (che dunque fornisce le divise agli atleti) è Robe di Kappa (il proprietario è BasicItalia). Nel 2017 le due parti rinnovano il contratto, per cinque anni (fino al 2022), inserendo il diritto di prelazione in favore di Kappa, cioè il diritto di potersi aggiudicare il nuovo contratto – quello che comprende il quadriennio olimpico di casa – a parità di condizioni rispetto alla proposta di un eventuale offerente. Nei mesi scorsi la Giorgio Armani spa si fa avanti col marchio EA7 (si parla di una proposta, annuale, di circa un milione di euro). Fisi comunica a BasicItalia di aver ricevuto l’offerta e quest’ultima la pareggia, facendo valere il diritto di prelazione. A questo punto però Fisi definisce “non esaustive” le condizioni contrattuali, presentando a BasicItalia, contestualmente, un documento integrativo con ulteriori condizioni, ritenute “estranee” dall’azienda. È così che tra le due parti viene avviato un contenzioso legale.

La parola fine alla vicenda, in teoria, l’hanno stabilita il 14 di luglio i giudici del Tribunale di Milano, 7a sezione civile. Premesso che “si ritiene che la condotta tenuta da Fisi dopo l’accettazione della proposta di Basic e lo stesso comportamento processuale del convenuto costituiscono chiari indici della volontà di Fisi di concludere con terzi (Giorgio Armani spa, ndr) il nuovo contratto di sponsorizzazione, in palese violazione del patto di prelazione”, i magistrati spiegano che “l’acquisizione da parte di Fisi di uno sponsor diverso […] costituirebbe una palese violazione del contratto concluso” con BasicItalia”. E perciò “ordina a Fisi di astenersi dal concludere con terzi nuovi contratti di sponsorizzazione per le stagioni sportive 2022-2023, 2023-2024, 2024-2025, 2025-2026 aventi a oggetto l’utilizzo da parte di suoi tesserati di beni con marchi diversi da quelli di cui è titolare BasicItalia”. Nella pratica, tuttavia, sembra che la sentenza sia stata disattesa: in questi giorni, sui social, Wierer e Goggia e altri atleti hanno postato le foto dei loro allenamenti con le divise targate EA7.

SFIDANTI, VELENI E “GUERRA” DI RICORSI – Il primo ad annunciare ricorso contro Flavio Roda è stato Alessandro Falez. Imprenditore romano di successo nel settore alberghiero e in quello sanitario, ingegnere di 67 anni, stando alle ricostruzioni de ilFattoQuotidiano.it inizialmente avrebbe voluto candidarsi in qualità di consigliere. Ma una volta appresa la volontà di Roda di correre di nuovo, ha optato per la presidenza. Falez è presidente onorario del Collegio maestri di sci del Lazio (è maestro, come i suoi quattro figli). Fu lui ad accorgersi delle irregolarità nelle elezioni di Morzenti, nel 2011. E la storia vale la pena di essere raccontata: il suo ricorso alla giustizia sportiva venne respinto sia in primo sia in secondo grado. A quel punto, però, si rivolse a Gianni Letta, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, chiedendogli di poter accedere agli atti della votazione. Letta gliela accordò e Falez scoprì 13mila deleghe fasulle. La vicenda è emblematica di un fatto: Falez conosce benissimo i palazzi romani. È grande amico di Pierferdinando Casini, che lo ha portato agli inizi del Duemila alla vicepresidenza di Alitalia. Non solo: è stato insignito dell’onorificenza di Grande ufficiale ordine al merito della Repubblica e di quella di Commendatore. In più è membro laico della famiglia pontificia.

Stefano Maldifassi, 52 anni, è ingegnere biomeccanico, è stato un atleta di skeleton (per cinque volte campione italiano) e responsabile della sezione tecnico-scientifica della Fisi. Alle sue spalle ha l’appoggio di Claudio Ravetto (storico allenatore e direttore tecnico degli Azzurri). Angelo Dalpez, 72 anni, giornalista, è stato a lungo presidente della Fisi Trentino. Quest’anno si è dimesso dalla vicepresidenza della Fisi centrale proprio in dissenso con Roda e con la sua volontà di restare in via Piranesi per un quarto mandato (ci torneremo più avanti). Giacomo Bisconti è stato l’ultimo a presentare la propria candidatura: 49 anni, istruttore nazionale, è il direttore tecnico della Coscuma, l’organo che si occupa della formazione dei maestri e di codificare la tecnica e la didattica dello sci italiano. Una vita da istruttore (gli istruttori sono i “maestri” dei maestri), è molto vicino a Roda. Secondo diverse fonti consultate da ilFatto.it, avrebbe accettato di candidarsi su impulso dell’attuale presidente (la stessa “richiesta” sarebbe stata indirizzata, in un primo momento, a Stefano Longo, manager e fresco presidente di Fondazione Cortina, che però avrebbe rifiutato). Stando a questa ricostruzione, nel caso in cui il Tribunale sportivo vietasse a Roda di partecipare alle elezioni (in teoria la decisione viene presa in tempi rapidi, circa dieci giorni) i suoi sostenitori – con in testa i principali comitati regionali – potrebbero appoggiare Bisconti.

LA MISSIVA DI VEZZALI A MALAGÒ – In primavera un consigliere della Fisi Trentino, Marco Zoller, scrive a Malagò per chiedergli un intervento chiarificatore in merito alla ricandidatura di Roda. Nella vicenda interviene anche la sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, che invia una lettera riservata allo stesso presidente del Coni (di cui ilFatto.it è entrato in possesso). Le parole di Vezzali, che riportiamo, lasciano pochi dubbi: “Qualora il proposito dell’attuale presidente federale […] risultasse confermato e si concretizzasse effettivamente, non si potrebbe non considerare atto violativo del principio democratico di funzionamento della stessa istituzione, tale da configurare una grave irregolarità nella sua gestione“. Dalpez, il vicepresidente della Fisi, non ottiene spiegazioni da Roda. Così, a luglio, in segno di protesta, si dimette.

Come detto, tre candidati (Falez, Maldifassi e lo stesso Dalpez) hanno già annunciato di fare ricorso (dovranno attendere il 15 di settembre, quando verranno ufficializzate le candidature). Nonostante il giudice sportivo, in teoria, dovrebbe esprimersi in breve tempo, gli addetti ai lavori non escludono che le cose possano andare per le lunghe. In questo secondo caso, e cioè se la candidatura di Roda verrà ammessa in attesa di un pronunciamento, è molto probabile che l’attuale presidente risulti il più votato. Il rischio, con un eventuale stop “tardivo” della giustizia sportiva, è che la principale federazione, che dovrebbe avere il ruolo da protagonista nei Giochi olimpici di Milano-Cortina, venga commissariata. Non un bel biglietto da visita per il nostro Paese.

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Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it

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