A due anni dalla sua ultima visita all’estero, Xi Jinping varca di nuovo i confini della Cina per partecipare al vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai del 15-16 settembre a Samarcanda, in Uzbekistan. Occasione che diventa ancora più importante se si considera che il leader di Pechino incontrerà anche Vladimir Putin, a ormai sette mesi dal loro ultimo faccia a faccia all’inaugurazione delle Olimpiadi cinesi nel quale il presidente della Repubblica Popolare e il capo della Federazione russa rinnovarono la loro “amicizia senza limiti”. Pochi giorni dopo, il capo del Cremlino avrebbe ordinato l’invasione dell’Ucraina.

A dare notizia ufficialmente del prossimo incontro è stato il consigliere della presidenza russa, Yuri Ushakov, dopo giorni di indiscrezioni e mancate conferme da parte delle cancellerie: il presidente russo Vladimir Putin discuterà “nei dettagli” la situazione in Ucraina durante il vertice con il presidente cinese Xi Jinping a Samarcanda, ha fatto sapere. “La Cina ha un approccio equilibrato alla crisi ucraina” e manifesta “la sua comprensione delle ragioni che hanno costretto la Russia ad avviare l’operazione militare speciale“.

La missione di Xi Jinping ha un’importanza diplomatica fondamentale, tanto da richiedere la sua presenza all’estero, soprattutto in vista del XX Congresso del Partito Comunista del 16 ottobre, in occasione del quale il presidente aspira a consacrare definitivamente la sua leadership. Lo ha spiegato in questi termini anche la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, nel briefing quotidiano, pur non dando alcuna conferma dell’incontro con Putin.

Ciò che riguarda l’Europa più da vicino, però, è che i due leader torneranno di nuovo a parlare di persona del conflitto ucraino. La Cina, che ha sempre tenuto un atteggiamento di non ingerenze nelle politiche di Vladimir Putin, pur non considerandolo un vero e proprio alleato e stando attenta a non intaccare i ben più fruttuosi rapporti commerciali con Europa e Stati Uniti, è considerata il gigante mondiale che ha dato al capo del Cremlino la sicurezza necessaria a prendere la decisione di invadere il Paese di Volodymyr Zelensky. Questo sia garantendogli di non mettersi di traverso che offrendogli anche la possibilità di differenziare il proprio mercato dell’export, anche di idrocarburi, necessario per sostenere le spese di una guerra così importante e limitare le conseguenze delle inevitabili sanzioni internazionali. Dal vertice di Samarcanda, quindi, potrebbe uscire la prossima strategia militare di Vladimir Putin.

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