Omologa di Papa Francesco per essere stata sia una monarca che il capo di una confessione cristiana, quella anglicana, la Regina Elisabetta II viene ricordata anche in Vaticano. Immediato il cordoglio di Papa Francesco espresso in un telegramma inviato al figlio, il Re Carlo III: “Profondamente addolorato nell’apprendere della morte di Sua Maestà la Regina Elisabetta II, porgo sentite condoglianze a Vostra Maestà, ai membri della famiglia reale, al popolo del Regno Unito e al Commonwealth. Mi unisco volentieri a tutti coloro che piangono la sua perdita nel pregare per il riposo eterno della defunta Regina e nel rendere omaggio alla sua vita di servizio senza riserve al bene della Nazione e del Commonwealth, al suo esempio di devozione al dovere, alla sua ferma testimonianza di fede in Gesù Cristo e la sua ferma speranza nelle sue promesse. Affidando la sua nobile anima alla misericordiosa bontà del nostro Padre celeste, – conclude Bergoglio – assicuro a Vostra Maestà le mie preghiere che Dio Onnipotente la sosterrà con la sua grazia inesauribile mentre ora assume le sue alte responsabilità di Re. Su di lei e su tutti coloro che hanno a cuore la memoria della sua defunta madre, invoco un’abbondanza di benedizioni divine come pegno di conforto e forza nel Signore”.

La Curia romana ha affidato il suo cordoglio a un suddito della sovrana britannica, il neo cardinale Arthur Roche, prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. “Quelli di noi – ha affermato il porporato ai media vaticani – che lavorano nella Santa Sede e provengono dalla Gran Bretagna, dall’Irlanda del Nord e dai Paesi del Commonwealth, hanno appreso con immensa tristezza la notizia della morte di Sua Maestà la Regina Elisabetta II. Dal momento della sua ascesa al trono nel 1952, dopo la morte del padre Re Giorgio VI, non solo si è dedicata senza riserve a servire il suo popolo, ma lo ha anche affidato alla protezione di Dio”.

“La sua fede cristiana, – ha aggiunto il cardinale Roche – espressa tante volte nei suoi messaggi annuali di Natale e in altre occasioni, sono stati momenti di straordinaria testimonianza della sua fede, del Vangelo e dei valori del bene comune, della vita familiare, della pace e della concordia tra i popoli. La sua gentilezza e la sua empatia per la gente, le sue doti di statista e l’amore per il suo popolo nei molti Paesi, culture e religioni del Commonwealth hanno testimoniato un legame ininterrotto e unico di dedizione al servizio degli altri. È stata molto amata da tutti. Seguendo la promessa fatta nella sua famosa trasmissione radiofonica all’età di 21 anni nel 1947, è rimasta salda fino al momento della sua morte, adempiendo alle sue stesse parole: ‘Dichiaro davanti a tutti voi che tutta la mia vita, lunga o breve che sia, sarà dedicata al vostro servizio’”.

Il primo incontro di Elisabetta con un Papa risale al 1951. Lei era ancora principessa e il vescovo di Roma era Pio XII. In Vaticano la Regina ha incontrato san Giovanni XXIII nel 1961, san Giovanni Paolo II nel 1980 e nel 2000 (Wojtyla fu ricevuto anche a Buckingham Palace) e Francesco nel 2014. Con Benedetto XVI, invece, l’incontro si svolse a Edimburgo nel 2010 durante il viaggio del Pontefice nel Regno Unito per la beatificazione del cardinale John Henry Newman, l’anglicano convertito al cattolicesimo, poi canonizzato da Bergoglio nel 2019. “La sua presenza in Vaticano – affermò Roncalli nel 1961 – corona nel modo più felice la serie di dimostrazioni di amicizia che hanno segnato le relazioni tra il Regno Unito e la Santa Sede”. Proprio riferendosi a quell’udienza, nel 1980 san Giovanni Paolo II sottolineò che “Giovanni XXIII parlò della grande semplicità e dignità con la quale Vostra Maestà porta il peso delle proprie molte responsabilità. Due decenni più tardi, queste osservazioni sono ancora molto appropriate ed è evidente che le responsabilità incombenti su di voi non sono affatto diminuite”.

Nel 2012 in occasione del Giubileo di diamante Benedetto XVI scrisse: “Lei ha offerto ai suoi sudditi e al mondo intero un esempio ispirante di dedizione al dovere e d’impegno a sostenere i principi di libertà, giustizia e democrazia, conformemente a una nobile visione del ruolo di un monarca cristiano”. I rapporti tra Elisabetta e i pontefici non sono mai stati tesi, ma sempre segnati da una grande cordialità. Non furono turbati nemmeno dalla costituzione apostolica Anglicanorum coetibus di Benedetto XVI del 2009 circa l’istituzione di ordinariati personali per anglicani che entrano nella piena comunione con la Chiesa cattolica. Come è noto, il legame tra Francesco e l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, è contraddistinto da una sincera amicizia e da una solida collaborazione, soprattutto in alcune missioni di pace in Paesi in guerra. Nulla che possa ricordare lo scontro tra Enrico VIII e Clemente VII che portò nel 1533 allo scisma da Roma e alla nascita della Chiesa anglicana, costringendo il Papa a scomunicare il Re.

Twitter: @FrancescoGrana

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