Ventisei luglio. Incontro riservato al Four Seasons di Atene. Al tavolo il principe saudita Mohammed bin Salman – secondo la Cia mandante del brutale omicidio del giornalista Jamal Khashoggi – e un gruppo di una ventina tra capi di Stato, dall’albanese Edi Rama al montenegrino Dritan Abazović, parlamentari europei, oligarchi russi, imprenditori e giornalisti. Tra loro c’era anche il leader di Italia viva Matteo Renzi, reduce (il giorno prima) da uno dei primi incontri con Carlo Calenda in vista dell’alleanza elettorale passata per la rottura dell’accordo tra il segretario di Azione e il Pd. Renzi, come è noto, del capo del regime di Riad è amico e siede del board del Future Investment Initiative Institute controllato dal fondo sovrano saudita con un gettone di 80mila dollari l’anno. A ricostruire l’incontro segreto è il quotidiano Domani, che spiega come in questo caso Renzi non abbia ricevuto compensi. Non è chiaro in che veste fosse presente: il suo staff ha riferito che era stato invitato in Grecia dal premier Kiryakos Mitsotakis e che il viaggio non ha avuto “natura professionale”.

L’ex premier dal canto suo sottolinea che l’aiuto di Bin Salman nell’attuale crisi energetica europea potrebbe essere prezioso: “Penso che l’Europa debba ridurre il costo delle bollette anche con l’aiuto dei paesi arabi e del nord Africa. Questa dovrebbe essere la priorità politica della delicata stagione che stiamo vivendo”. E in effetti di energia si è parlato molto durante la visita ufficiale ad Atene: il principe ha firmato accordi economici con il governo greco e ha firmato un memorandum per il collegamento delle reti elettriche in modo da poter “fornire all’Europa energia rinnovabile molto più economica“. Rama al Domani conferma: “Sono andato ad Atene perché bin Salman è un amico, e perché ha la grande ambizione di portare energia elettrica prodotta con pannelli fotovoltaici in Arabia Saudita verso la Grecia, verso i Balcani, e poi l’Europa: sarebbe una risorsa eccezionale per sostituire il gas russo (..). Renzi mi è parso molto dentro al progetto”. Il leader di Iv “non ha alcuna consulenza o interesse economico nel mondo energetico”, replica lo staff.

Dal canto suo Calenda, che si è alleato con il senatore Renzi dopo averne criticato aspramente gli incarichi retribuiti da parte del regime di Riad ammonendo che doveva scegliere tra “politica e business”, dice di non sapere nulla dell’incontro di luglio “ma – dice – se non ha preso soldi non ci vedo nulla di male. E per un politico non è un obbligo pubblicizzare sempre chi si incontra”.

Tra gli altri partecipanti all’incontro c’erano, riporta il quotidiano diretto da Stefano Feltri, l’oligarca nato a Odessa “Len” Blavatnik, “uomo più ricco d’Inghilterra con un patrimonio che si aggira sui 40 miliardi di dollari, proprietario della Warner Music e di Dazn”, diventato miliardario sotto le presidenze Boris Eltsin e Vladimir Putin grazie ad affari nel settore dell’acciaio e del petrolio (la sua società fu acquisita da Rosneft), il vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas, membro del Ppe, che tra il resto ha coordinato il lavoro della commissione sullo Sviluppo della sicurezza europea e di quella istituita per rafforzare le misure di prevenzione, rilevamento e risposta alle minacce ibride, la vicepresidente del Parlamento Ue Eva Kaili (Partito socialista), che negli stessi giorni ha denunciato di aver subito un tentativo di intercettazione abusivo durante un viaggio nella penisola arabica. “Tra i regimi accusati di aver usato il sistema di spionaggio informatico Pegasus per controllare attivisti e oppositori”, ricorda Domani, “c’è l’Arabia Saudita di bin Salman, che ne ha sempre negato l’utilizzo”.