In base all’attuale curva dei prezzi a lungo termine del gas, nel 2023 le famiglie italiane rischiano di ricevere bollette da quasi 500 euro al mese. Cifra monstre destinata ad aumentare ulteriormente fino a superare i 590 euro – 402 per il gas e 193 per l’energia elettrica – in caso di completa interruzione dei flussi russi, che per ora continuano ad affluire al valico del Tarvisio ma in quantità ridotta di un terzo rispetto alla primavera. I calcoli arrivano da Goldman Sachs, che in un report sulla crisi energetica europea mette in guardia sul fatto che i mercati stanno sottostimando le conseguenze di questo choc, che saranno “ancora più profonde della crisi petrolifera degli anni ’70“. E prende come esempio proprio l’Italia.

Alberto Gandolfi e Mafalda Pombeiro, che firmano l’analisi, stimano che nello scenario peggiore – gas a 400 euro al megawattora – le famiglie europee pagheranno il prossimo anno per scaldarsi e illuminare le case 4mila miliardi di euro in più rispetto al 2021, il 30% del Pil europeo. Alle quotazioni attuali, che vedono i future a un anno sul Ttf di Amsterdam poco sopra i 220 euro/Mwh, il conto sarebbe di 2mila miliardi. Sempre ai prezzi attuali, il peso dell’energia sul reddito disponibile in Germania, Spagna, Francia e Italia passerebbe in media dall’8% del 2021 al 15% del 2022 fino a raggiungere nel 2023 un incredibile 23%. Per i cittadini della Penisola la percentuale è evidentemente più alta, considerato che il reddito disponibile lordo pro capite (tenendo conto anche dei trasferimenti pubblici) nel 2021 è stato secondo il Tesoro di 22.600 euro e le bollette stando alle stime precedenti arriverebbero a mangiarsi oltre 6mila euro l’anno.

Come intervenire? Mettere un tetto al prezzo dell’energia elettrica “sganciando” le quotazioni di quella prodotta da rinnovabili da quella che deriva dal gas – una delle proposte che saranno discusse venerdì dai ministri dell’Energia europei – potrebbe secondo il rapporto far risparmiare fino a 650 miliardi di euro ai consumatori: un sollievo decisamente parziale. La banca d’affari avanza un’altra proposta: un “deficit tariffario” che consenta di distribuire l’aumento delle bollette su un orizzonte di 10-20 anni. Si tratterebbe di fissare le tariffe del mercato tutelato a un livello inferiore ai costi e spalmare l’esborso, appunto.

Anche in questo caso il grafico inserito nel paper si riferisce proprio all’Italia. E mostra come un intervento di questo tipo farebbe salire il conto pagato delle famiglie in maniera graduale, con un picco a circa 450 euro mensili nel 2040. Al contrario, nella situazione attuale la stangata arriverebbe come già visto l’anno prossimo. Ovviamente il buco andrebbe in qualche modo colmato: l’ipotesi di Goldman è di consentire la cartolarizzazione (vendita) di quei crediti, in modo che non pesino eccessivamente sui bilanci dei rivenditori di energia. Va da sé che per gli operatori finanziari sarebbe un business interessante.

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