Se come i cani che assomigliano ai padroni nel calcio le squadre rispecchiano i loro allenatori, l’Inter che sabato è stata surclassata molto più di quanto dica il punteggio dal Milan, ha sempre più il volto amareggiato e lagnoso di Simone Inzaghi: una squadra totalmente in bambola, come il suo mister. Un derby si può anche perdere, c’è modo e modo di farlo. L’Inter ha scelto il peggiore. La prestazione è stata sconcertante e ai tifosi nerazzurri non devono rimanere negli occhi quei venti minuti finali, l’occasione di Calhanoglu, i dubbi per la mancata espulsione di Theo Hernandez che avrebbero anche potuto cambiare il risultato, non la sostanza. Il tabellino è bugiardo solo perché il passivo avrebbe dovuto anche essere più pesante e ridurre tutto all’imbarazzante differenza fra un portiere che para tutto (Maignan) e uno che non para più nulla (Handanovic) sarebbe un errore. È vero, siamo solo a inizio stagione ed è presto per emettere verdetti, c’è l’attenuante di un altro mercato difficilissimo che non ha rinforzato molto la squadra ma certo ha destabilizzato l’ambiente. Però i segnali cominciano ad essere preoccupanti. L’Inter in fondo non sembra aver mai completamente ritrovato quel filo smarrito proprio nel famoso derby del febbraio scorso, che diede il là alla rimonta rossonera e ad una situazione che non è cambiata con l’avvio di questo nuovo campionato. L’Inter ha già perso due gare su cinque, cioè quando ha incontrato rivali di alto livello (Lazio, Milan), e in entrambe le sconfitte si sono rivisti gli stessi errori, solo amplificati sabato dalla cassa di risonanza del derby.

L’Inter di oggi è una barca che fa acqua da tutte le parti. Innanzitutto è una squadra debole mentalmente, che non chiude le partite quando gioca bene e sprofonda alla prima difficoltà (vedi il blackout totale di mezz’ora dopo il pareggio di Leao, quando era in vantaggio e in pieno controllo). Ma è anche una squadra in affanno fisicamente, con un paio di elementi in questo momento impresentabili (Handanovic, De Vrij) e almeno altrettanti fuori forma, e col tipo di gioco che fa non se lo può permettere. Col passare dei mesi sta emergendo anche un altro limite preoccupante e del tutto inaspettato: l’Inter pare sprovveduta persino tatticamente, che doveva essere il suo punto di forza. La mossa di marcare Milinkovic con Gagliardini (ripetuta ad ogni gara contro la Lazio e ogni volta perdente), la scelta suicida di lasciare sistematicamente libero in campo aperto Leao, come se le doti del portoghese non fossero note a tutti da tempo, cominciano a far venire dubbi se non proprio sulla preparazione, certo sulla lucidità di Inzaghi, arrivato a Milano con la fama del tattico. Se a questo poi ci aggiungiamo errori marchiani a livello individuale (che però continuano a ripetersi, e pure questo non può essere un caso), il disastro è completo. Anzi, si capisce bene come perdere il derby soltanto di un gol sia stato quasi un miracolo.

Alla fine, nonostante il Milan abbia giocato benissimo e l’Inter malissimo, la partita avrebbe anche potuto finire in pareggio. Solo su questo ha ragione Inzaghi, che non sembra in grado di intervenire sul resto. È la riprova del fatto che i nerazzurri restano una squadra forte, probabilmente molto più dei rossoneri. Ma questo a lungo andare e a furia di ripeterlo non è più una consolazione, solo un’aggravante: nella stessa maniera Inzaghi e i suoi hanno già perso uno scudetto. Ora così rischiano proprio di buttare la stagione.

Twitter: @lVendemiale

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