Un altro patteggiamento, questa volta da soltanto un milione di euro, per uscire anche dal processo sui guasti della rete autostradale italiana. Dopo aver versato trenta milioni allo Stato per liberarsi dalle imputazioni relative al crollo del ponte Morandi, Autostrade per l’Italia e Spea Engineering (la società controllata che si occupava di manutenzioni e controlli) raggiungono un nuovo accordo con la Procura di Genova rispetto al filonebis“, che racchiude i tre fascicoli aperti nei mesi successivi al disastro: quello sui falsi report sui viadotti, quello sulle condizioni delle gallerie (nato dal cedimento della volta del tunnel Berté, sull’A26, il 30 novembre 2019) e quello sulle barriere fonoassorbenti difettose, che a novembre 2020 portò all’arresto dei vertici di Autostrade (l’ex ad Giovanni Castellucci e i suoi vice Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli). Nel dettaglio – anche se manca ancora un atto scritto – Aspi si è impegnata a versare 640mila euro e Spea 490mila a titolo di risarcimento del profitto del reato, ossia degli interventi di manutenzione omessi o ritardati.

Una somma irrisoria rispetto ai trenta milioni pagati per il crollo del Morandi, che però dalla Procura giustificano con l’applicazione della continuazione del reato, cioè della considerazione di tutti gli illeciti come parte di un “unico disegno criminoso” (il che giustifica uno “sconto” sulla pena complessiva). “La nostra contropartita è il riconoscimento della fondatezza delle ipotesi accusatorie”, ha detto il procuratore facente funzioni Francesco Pinto. L’ammissione di colpevolezza da parte della società, infatti, complica la posizione dei suoi dirigenti e tecnici coinvolti in entrambi i processi. Anche questo accordo di patteggiamento dovrà essere validato dal giudice delle indagini preliminari, nell’udienza fissata al prossimo 26 settembre.

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