Parla di “strascico negativo” nel rapporto con il Pd, di augurio di poter “governare da solo” ma la considera una realtà “improbabile”. Per questo, Giuseppe Conte non esclude di dover lavorare con altre forze politiche in futuro: “Ci può stare”, dice. A partire proprio dai dem, compagni del suo secondo governo e dell’appoggio a Mario Draghi.

Ma avverte: “Le delusioni maturate ci rendono ancora più prudenti ed esigenti, direi intransigenti”, spiega ospite di Mezz’ora in più su Rai Tre: “D’ora in poi ci sederemo a un tavolo con condizioni ancora più chiare del passato… Non cederemo su nulla”, avverte l’ex premier e presidente del M5s.

Quindi ha poi sottolineato su Twitter in maniera ancora più esplicita: “Nelle condizioni attuali con i vertici nazionali del Pd folgorati dell’agenda Draghi non potremmo nemmeno sederci al tavolo. E noi i nostri valori, le nostre battaglie non li svendiamo. Lo abbiamo già dimostrato, senza paura di pagarne il prezzo”.

Il perché lo aveva spiegato poco prima: “L’accordo col Pd ha lasciato uno strascico negativo. Dopo aver lavorato nel Conte II con una forza politica che volesse operare una svolta rispetto al proprio passato, convintamente progressista, ci siamo trovati spaesati”.

Il Pd, ricorda, “ha abbracciato l’agenda Draghi” e quindi “lo abbiamo visto timido su alcuni pilastri del Conte II e assolutamente contraddittorio su altri pilastri, come l’inceneritore” di Roma che, ha ricordato, era escluso dai punti programmatici che avevano portato all’accordo per il precedente governo.

E alla domanda sulla collocazione del Movimento, più a destra o a sinistra, Conte ha sottolineato: “Noi diciamo che siamo molto più progressisti del Pd e lo dimostriamo con i fatti”. “Con queste politiche di destra non abbiamo nulla a che fare, questo è un manifesto progressista. Noi sfuggiamo a queste ricostruzioni ideologiche che non colgono il senso questa fase politica”, ha spiegato ancora Conte.

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Il presidente del M5s si è soffermato anche sul mancato invito al meeting di Comunicazione e Liberazione, in corso di svolgimento a Rimini, dove è l’unico leader assente e il Movimento ha zero ospiti in programma in sei giorni. “Io e il Movimento 5 stelle siamo vittime di una conventio ad excludendum, non ci hanno invitato al meeting di Rimini”, ha sottolineato. “Evidentemente io e il Movimento 5 Stelle non siamo potenti e accreditati a partecipare a un incontro in cui sono stati invitati tutti i leader”, ha detto ancora.

Quindi ha aggiunto: “È chiaro che siamo una forza politica scomoda. Ci sono dei contesti in cui diventa scomodo che partecipi il leader del Movimento 5 stelle”, ha poi aggiunto Conte, facendo riferimento anche al dibattito organizzato da Porta a Porta dove il faccia a faccia sarà solo tra Meloni e Letta, mentre gli altri leader avranno mezz’ora di intervista a disposizione a seguire il dibattito tra i segretari di Fdi e Pd.

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