Habemus Papam. Dopo giorni di toto onorevoli, nella notte di martedì – con il favore delle tenebre, direbbe qualcuno – il Pd di Enrico Letta partorisce la geniale idea per rilanciare il paese, la campagna elettorale e il futuro dei giovani dentro e fuori il partito: candidare come capilista 4 under 35 (4 di numero) e far fuori la 37enne Giuditta Pini, deputata uscente con due legislature alle spalle – che pure non sono poche – e un’anima battagliera su diritti e temi sociali, vedi congedo di paternità, vulvodinia e voto ai fuori sede.

Ma attenzione, le buone notizie non finiscono. Per il Senato il segretario ha deciso di scommettere (ovviamente a Bologna, come da tradizione) su un giovane promettente. Pier Ferdinando Casini, 66 anni di cui 40 in parlamento, è il nuovo che avanza. La mossa giusta se consideriamo che quest’anno, per la prima volta, potranno votare anche 7 milioni di ragazzi dai 18 ai 25 anni, secondo le stime Swg circa il 9% dell’elettorato. “Pierfurby” sarà una calamita!

I Dem, dopo essersi “incipriati” a dovere aderendo alla campagna social #20e30 – salvo poi non aver presentato nessuna proposta concreta in favore dei giovani, come si vede sul sito dedicato all’iniziativa – su candidature e rappresentanza sono sereni. D’altra parte già nell’ultima legislatura non è che brillassero per numero di deputati under 39, appena 8 su 97 (tra i gruppi se la battono con Forza Italia). E poi, perché sforzarsi di puntare sulle nuove generazioni quando portano pochi voti e magari si astengono pure? Facendo i calcoli, infatti, i potenziali elettori under 35 sarebbero appena un terzo di quelli over 55, e siamo nel campo delle ipotesi.

Eppure i motivi per cui andare alle urne il 25 settembre non mancano. Secondo il “rapporto giovani 2022” dell’Istituto Toniolo, il 60% dei ventenni italiani crede di vivere in una condizione ben peggiore di quella dei propri coetanei europei. Provati da una pandemia che ha inciso sullo stato emotivo e le scelte di vita, con la promessa di un Pnrr che non arriva sul piano delle opportunità, i ragazzi hanno voglia di cambiamento e come molti indecisi sceglieranno all’ultimo guardando ai programmi.

Le idee, dunque, presto o tardi dovranno uscir fuori, anche perché nel “campo progressista” le personalità acchiappa voti non si sprecano. Resta giusto la promessa Elly Schlein, vicepresidente dell’Emilia-Romagna nonché candidata più votata della storia. Ex piddina, antilettiana e antirenziana, fino al 2019 in forze a Possibile di Civati ora indipendente, per la Camera sarà in testa al listino proporzionale a Bologna. Con Pierferdi un po’ più in là sulla destra.

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