Nel secondo trimestre del 2022 (il primo interamente segnato dalla guerra in Ucraina) l’economia russa ha subito una contrazione del 4% rispetto allo stesso periodo del 2021. Si tratta del primo calo da un anno a questa parte. La flessione è però meno forte del previsto. Il dato è stato ufficializzato oggi dall’istituto statistico russo. Le sanzioni internazionali hanno causato forti contrazioni in industrie come quella automobilistica, dove la produzione è stata pressoché azzerata dopo che i gruppi occidentali hanno abbandonato il paese. Tuttavia altri comparti, primo fra tutti quello energetico, negli ultimi mesi hanno mostrato segni di stabilizzazione. Così come sembra arginato il calo della spesa delle famiglie. Il dato del terzo trimestre sarà cruciale per capire se e come l’economia russa si stia adattando al nuovo contesto o se stia invece soccombendo.

Secondo il rapporto mensile diffuso ieri dall’Agenzia internazionale dell’energia le sanzioni per ora faticano a produrre danni consistenti sul settore petrolifero, anche grazie ai crescenti acquisti di greggio russo da parte di Cina, India e Turchia. L’effetto delle sanzioni è destinato a crescere con il tempo ma il fatto che molti grandi paesi non vi aderiscano le rende porose. Secondo la Banca centrale russa il paese potrebbe rivedere il segno più davanti al prodotto interno lordo non prima del 2025. Lo scorso aprile la banca aveva ipotizzato un calo del Pil per il 2022 fino al 10% ma nei mesi successivi questa flessione è stata considerata eccessiva. La banca statunitense Jp Morgan ha ipotizzato che il calo del Pil possa limitarsi quest’anno ad un – 3,5%. Arretramento significativo, superiore al – 3% del 2020, anno della pandemia ma ben al di sotto delle previsioni iniziali.

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