“La nostra scelta di correre da soli alle elezioni è giusta. Purtroppo non abbiamo grandi cose da spartire col Pd, che ora ci sta dando colpe che non abbiamo. È molto meglio correre da soli che con qualcuno che ha una visione completamente diversa dalla nostra e che è invece uguale a quella di Forza Italia e della Lega”. Così, in una intervista a Lanfranco Palazzolo per Radio Radicale, si pronuncia il senatore del M5s, Daniilo Toninelli, che spiega: “Ricordo che il Pd è quello della norma sull’inceneritore di Roma inserita nel Dl Aiuti anche se non c’entrava niente. Il Pd è quello che, quando era alleato con noi nel Conte Due, non ha portato avanti la nostra battaglia sul salario minimo, anche se ora a parole ne parla bene. Ma nei fatti non l’ha voluto. Il Pd è quello che è contro la legge sul conflitto di interessi e contro la legge che regolamenta le lobby”.

L’ex ministro aggiunge: “Tra l’altro, in modo ridicolo e imbarazzante, sono stati loro, e non Conte, a rifiutare un’alleanza. Oggi Letta si sta sentendo con Calenda e presumibilmente domani parlerà con Renzi. Si è già seduto con Di Maio, che ha tradito il suo mandato coi 5 Stelle e con alcune decine di voltagabbana come lui e ha creato, con un gioco di palazzo, un partitino nell’aula parlamentare. Quindi, va benissimo così – continua – Andiamo da soli che stiamo meglio. L’incontro tra Beppe Sala e Luigi Di Maio? Non mi meraviglio affatto. Dopo che io gli sono stato accanto lealmente a difendere i nostri principi e a lottare contro i voltagabbana per poi vederlo che, come se niente fosse, parla da voltagabbana e dice che il limite dei due mandati non serve a niente, ormai di Di Maio non mi sorprende più niente”.

Toninelli ribadisce la sua contrarietà al terzo mandato (“Sono assolutamente dalla parte di Conte e di Grillo”, dice smorzando le polemiche) e sui fedelissimi di Conte osserva: “Se queste persone non resteranno al suo fianco in caso di mancata deroga al terzo mandato, allora vuol dire che non sono persone leali e che sono politici di professione interessati solo alla poltrona. Che bisogno ha Conte di persone che difendono la poltrona? Ha bisogno di persone che difendono il progetto del M5s. Io, dal canto mio, farò campagna elettorale per i 5 Stelle. Ma la faccio tutti i giorni con due dirette alla settimana su Facebook. Le dimissioni di Crippa da capogruppo M5s alla Camera? – prosegue – Sinceramente non ho capito le ragioni per le quali lo ha fatto. La nostra è stata una non votazione del Dl aiuti, non è che abbiamo votato contro. Tra l’altro, neanche alla Camera il gruppo del M5s non l’ha votato e noi al Senato abbiamo fatto la stessa cosa. Quindi, Crippa ha cambiato idea? Non mi piace questo comportamento. Io sono felice di non aver dato l’appoggio al governo Draghi, ma, se fossi stato di opinione diversa, mi sarei comunque adattato alla sintesi fatta da Conte dopo ben 3 giorni di riunioni. Conte è il mio presidente, il mio capo politico. Non sono d’accordo? Mi adeguo, perché lui si è assunto questa responsabilità. E io il mio capo e il mio simbolo li difendo sempre”.

Il senatore, che vanta parecchi follower e molti apprezzamenti tra gli iscritti del M5s, conclude: “Io sono coerente. Lotterò fino alla morte per il mantenimento del limite dei due mandati che, tra l’altro, riguarda proprio me. So che è giusto, perché prima dei miei vantaggi personali viene il progetto del M5s, coi suoi valori e i suoi principi che ci sono ancora, checché ne dica qualcuno. Nel M5s devi essere un mezzo per realizzare il programma e i sogni di chi sta fuori dal palazzo – conclude – Non devi identificarti col ruolo che hai perché, se lo fai, sei uguale agli altri. Il palazzo non mi mancherà affatto, specie Gasparri e tanti altri. Cosa farò ora che non sarò più parlamentare? Continuerò a fare politica nel M5s da attivista. Potrò avere anche degli incarichi e, se questo non succede, tornerò al mio vecchio lavoro senza alcun problema”.

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