di Carblogger

A sorpresa, ma non troppo, il ceo del gruppo Volkswagen Herbert Diess è stato sfiduciato dai suoi azionisti. Al suo posto Oliver Blume, già a capo di Porsche, carica che manterrà anche perché entro fine anno deve separare in borsa il marchio di auto sportive e profittevoli in una Ipo miliardaria.

A sorpresa ma non troppo, dunque. Perché nel dicembre del 2020 su Carblogger scrivevo “Il caso Diess non è chiuso”, dopo che il manager era stato a rischio di essere cacciato a soli due anni dalla nomina e poi confermato per un pelo nel dicembre del 2021 dopo uno Squid game pericoloso ma dall’esito aperto. Un vero corpo a corpo.

Sì, gli avevano allungato il contratto fino alla presunta pensione, ottobre 2025, motivo per il quale sarà adesso ricoperto di soldi, ma azionisti e sindacati erano palesemente contrariati. D’altra parte non lo si poteva mandar via in quel momento, perché negli stessi giorni di dicembre nasceva il primo governo a guida Spd post Merkel che a sua volta è azionista del gruppo Volkswagen tramite il Land della Bassa Sassonia.

Nelle mie previsioni di allora post Diess, ecco, non c’era Blume, dimenticando che anche lui, come Ralf Brandstätter, è un altro da donne e buoi dei paesi tuoi. Diess era tuttavia a scadenza come il latte. Per i sindacati, che nel capitalismo renano siedono in co-gestione nei cda delle grandi aziende, e per i Piech e i Porsche, le due famiglie di controllo che con l’azionista pubblico della Bassa Sassonia a Wolfsburg mantengono tutti insieme una governance di sapore medievale. Due poteri forti, fortissimi in Germania, per lunghe storie diverse. E dagli scontri frontali in corsa, è noto, difficilmente si esce vivi.

Perché Diess è stato mandato via? Nei prossimi giorni non mancheranno indiscrezioni di ogni tipo fatte arrivare ai media. Ci sono o dovrebbero esserci alcuni obiettivi dal ceo non raggiunti completamente (vendite elettriche e sviluppo software tra questi) per un gruppo automobilistico che, unico a livello globale, ha comunque scommesso tutto e subito sull’elettrificazione sterzando sulla Cina. Oggi inversione a U non contemplata, perché non contemplabile.

Ma a mio parere la prima motivazione ci è già stata data tra le righe del comunicato finale del board: Blume farà del “lavoro di squadra la priorità”. Come dire: Diess è stato un boss troppo solitario e decisionista, senza rispetto per le arzigogolate logiche interne. Azzardo, al di là del giudizio che si può dare su di lui: è stato quasi uno Sturm und Drang per la più tradizionale cultura aziendale tedesca. E allora das Ende.

@carblogger_it

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