Era stato lui stesso a parlarne in un vecchio post sul blog: il limite dei due mandati tra Camera e Senato avrebbe potuto lasciare la strada aperta a candidature al Parlamento europeo o ai Consigli regionali. “Belin, guadagnate anche di più…”, ironizzava coi parlamentari a lui più vicini. Ma adesso Beppe Grillo è contrario anche a questa ipotesi: “In realtà non è mai stato realmente convinto, e ora sulla regola dei due mandati è fermo, granitico. Grillo non vuole nessuna deroga, nella maniera più assoluta”, spiegano all’AdnKronos fonti vicine al fondatore del Movimento 5 stelle. Dunque, per chi è stato eletto due volte, la corsa si fermerebbe a prescindere: niente “salto” nelle Regioni o a Bruxelles, o viceversa. O almeno questa è l’idea che in mente Grillo, alle prese in queste ore con telefonate e riunioni via Zoom. Il garante del Movimento accarezza invece altri “piani B”: ad esempio impiegare i “veterani” – non solo deputati e senatori, ma anche consiglieri regionali ed europarlamentari – nella scuola di formazione M5s, per condividere le loro esperienze.

Il nodo del terzo mandato resta comunque sul tavolo. E in casa 5 Stelle ci si interroga anche sulle prossime mosse di Giuseppe Conte, oggi sparito dai radar e dal quartier generale di Campo Marzio. Benché il pessimismo prevalga tra i big alle prese con l’incognita ricandidatura, si fa spazio l’idea, che alla fine l’ex premier qualcosa spunterà: potrebbe venire concessa una “micro-deroga“, ma “nell’ordine di 4-5 persone al massimo“, stimano le stesse fonti in un colloquio con l’AdnKronos. Intanto prosegue il totonomi sulle candidature per la prossima tornata. Oggi lo spin doctor di Conte, Rocco Casalino, è tornato a smentire che la sua corsa sia già decisa: “Ogni ricostruzione che circola in queste ore è da intendersi come priva di fondamento e quindi totalmente inventata“. Un altro nome che rimbalza tra Camera e Senato è quello di Nina Monti, professionista con ruolo chiave nella comunicazione di Grillo, anch’esso però smentito in modo netto dalla cerchia del garante.

Altra incognita è quello delle “parlamentarie“, ovvero le votazioni della base che finora hanno deciso le candidature in casa M5s: consultazioni previste, peraltro, dallo Statuto all’articolo 7, lettera A. “Sarà complicato metterle in piedi”, fanno notare dal Movimento, anche perché le regole prevedono che gli aspiranti deputati e senatori pentastellati presentino il casellario penale e il certificato dei carichi pendenti. “Documenti difficili da tirare fuori nel mese di agosto. Si potrebbe chiedere il voto della Rete sulle liste per fare in fretta e ovviare. Certo, un bel casino…”, osserva un big pentastellato all’AdnKronos. Anche su questo, però, la palla è in mano a Conte, che dovrà decidere in fretta per evitare che venga meno un altro dogma in casa 5 Stelle.

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