Mentre siamo seduti a tavola scorrono sui media lampanti esempi di due stati d’animo a lungo indagati dalla psicoanalisi: la paura e l’angoscia, affetti oggi assai diffusi in alcuni partiti politici. Verso il caffè sbuca dai teleschermi una Maria Elena Boschi che, allarmata, invoca a gran voce la necessità di una mobilitazione popolare affinché Mario Draghi resti al suo posto con una foga e un afflato che manco Allende prima di cadere alla Moneda. Quasi nello stesso istante squilla vigorosa sul tablet la petizione rilanciata da Italia Viva: “Draghi resti a Chigi”. E’ un attimo: la mente dei commensali va alla memorabile scena nella quale Aragorn, cavalcando davanti alle truppe congelate dal terrore davanti al nero cancello grida: “Vedo nei vostri occhi la stessa paura che potrebbe afferrare il mio cuore!”. Paura, sì. Hanno paura. E sono al contempo angosciati.

La psicoanalisi insegna che mentre l’angoscia è una sorta di horror vacui priva di oggetto, la paura si localizza in un evento, cosa o persona del quale, appunto, si ha una paura fottuta. L’evento temuto? La caduta del governo, come è accaduto. L’angoscia? Scomparire, essere dissolti come polvere autunnale da quel vento elettorale che si credeva di poter evitare per sempre. Come probabilmente accadrà. Nelle imminenti elezioni settembrine Italia Viva, il partito di Di Maio e altre formazioni politiche nate in parlamento andranno incontro a una possibile evaporazione. Che una mordace strizza facesse capolino nei loro cuori prima della crisi lo si poteva evincere da un dettaglio che pochi hanno colto: il ritorno del lessico renzicalcatista. Renzi, intuendo lo smottamento imminente, afferma che i 5 Stelle come gli adolescenti hanno aperto la crisi senza avere consapevolezza, mentre lo psicoanalista suo amico su Repubblica rispolvera il logoro e trito copione del M5s come gruppo di “adolescenti inguaribili”. Davvero? Tutto qua?

Già visto, già sentito. Già smentito dalla forza dei fatti reali. Fallito a suo tempo in modo fragoroso il tentativo di dare una base teorico-analitica al renzismo prima che implodesse, questo formulario torna oggi quasi a voler chiudere mestamente la sua parabola, costretto a ripetere coattivamente le medesime idee, senza novità, senza sorprendere, obbligato sino alla fine a rispolverare quelle armi teoriche che già si dimostrarono fallaci quando il renzismo pareva un futuro ineluttabile. Dopo il crollo del sogno di Telemaco Italia Viva nacque con un’operazione di righello e squadra, costituendosi in gruppo parlamentare senza passare dal vaglio elettorale delle politiche. Senza quei necessari graffi che l’adolescente, che vuole farsi adulto, deve sopportare sulla propria pelle, quelle urne che invece i 5 Stelle hanno più volte sperimentato. Nel bene e nel male.

Ecco perché oggi essi hanno paura. Perché il freudiano principio di realtà li aspetta tra tre mesi, col suo spietato redde rationem. Non so chi faccia i titoli a Repubblica, ma il concetto di “adolescenti inguaribili” non si può sentire. “Guarire” l’adolescente è qualcosa che l’etica analitica rigetta. Guarire l’adolescente, e chi fa il mio mestiere lo sa bene, è il sogno malcelato del patriarca, così come portare il servo a obbedienza è il desiderio del padrone. Ma chi sarebbero questi adolescenti? Conte e i suoi che, in tempo pandemico, hanno riportato l’italietta al tavolo dei grandi, o quelli che lo affossarono in un momento drammatico per il paese, quando ancora le terapie intensive erano sotto pressione? Chi non vuole il passaggio all’età adulta? Conte e i suoi che si rifiutano di dissipare i denari avuti per una nazione al tappeto in armi, o quelli che senza battere ciglio si inchinano a Draghi determinato a destinarne una parte per rimpolpare l’esercito ucraino?

Fu proprio quando Conte e i suoi si mostrarono retti e determinati che Telemaco e Salvini, appaiati da un comune sentire, vibrarono il colpo alle terga del premier, utilizzando una serie di argomenti talmente pretestuosi che, oggi, a vederli col senno di poi, fanno tenerezza (il copasir, lo spread, la rava, la fava). Fu quella una crisi saggia, giusta, adulta, responsabile? O piuttosto la scarica rabbiosa di adulti rancorosi, poggiata non già su un orizzonte politico di ampio respiro, ma conficcata sui piccoli paletti del loro minuscolo orto secco? L’antropologia insegna che il rito di passaggio lascia l’adolescente solo nella foresta, per vederlo tornare adulto al villaggio.

E’ di questo che essi hanno paura: di smarrirsi e dover fare i conti con la natura selvaggia del voto popolare. L’adolescente è vivo, incorrotto. Desiderante. Non deve essere “guarito”. L’adolescente si ribella alla mordacchia, anela al suo spazio. L’adolescente se ne frega del padrone, detesta la censura (ah, quanti esegeti del libero pensiero blindano cupamente le loro pagine in odore di critica…).

L’adolescente pretende spazio in quel terreno occupato da Draghi, il padrone, in senso analitico, perché è refrattario alla normalizzazione ed è inquieto. Il Draghi padrone è invece stato evocato da più parti come entità riparatrice e protettrice dai capricci di questi sconsiderati, i quali hanno avuto l’ardire non solo di andare in Europa a farsi dare una montagna di denari per l’Italia, ma anche vorrebbero che questi soldi venissero stornati dalla guerra e indirizzati al sociale, a rimpinguare i redditi, alla sanità. Cose di sinistra. Gli artefici della crisi del 2021 non erano però degli sprovveduti, poiché la caduta di Conte, sostituito con Draghi, non preludeva all’incontro col vento elettorale. L’Italia si sarebbe fermata, ma le elezioni non ci sarebbero state. Italia Viva e affini potevano dormire sonni tranquilli.

Ma questa volta no. Ecco perché hanno paura. Paura delle elezioni a settembre, paura di non trovare un passaggio per svernare, un accampamento più grande entro il quale chiedere riparo. Paura che il monitor si spenga, che il virtuale ceda il passo alle urne, che i loro disegni di palazzo vegano una volta per tutte polverizzati dal voto popolare. La speranza è che la paura del vento rinsaldi il legame tra Italia Viva, Di Maio e i transfughi dei M5s. Che tutte queste realtà confluiscano in questa grande coalizione della paura e sfilino assieme alla prossima Leopolda. Tutti assieme, sino alla notte di un prossimo 4 dicembre dove, finalmente, il mondo reale spazzerà via definitivamente ciò che resta dei loro sogni di adolescenti.

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