I tassi applicati dalle banche ai nuovi mutui casa sono tornati a giugno ai livelli di cinque anni fa a seguito del generale rialzo di quelli di mercato e delle prossime decisioni di politica monetaria. Secondo quanto spiega l’Associazione bancaria italiana (Abi) il tasso medio è salito al 2,05%, valore che non si vedeva dall’agosto 2017. Lo scorso maggio il tasso medio era dell’1,9%. Giovedì prossimo la Banca centrale europea attuerà il primo rialzo dei tassi della zona euro dal 2011. Probabilmente un piccolo ritocco dello 0,25% ma non è del tutto escluso un intervento più deciso, dello 0,5%. Il tasso deciso alla Bce si applica ai prestiti che le banche si fanno tra di loro muovendo le riserve depositate presso lo stesso istituto centrale ma finisce indirettamente per influenzare il costo di qualsiasi finanziamento. I nuovi mutui diventano più cari e salgono le rate di quelli a tasso variabile già sottoscritti.

Restano invece al palo , nonostante l’andamento dei mercati e le mosse attese dalla Bce, i tassi d’interesse sui depositi, pari allo 0,31%. I depositi sono in sostanza prestiti che i clienti fanno alla banca che grazie a queste somme può erogare finanziamenti e lucrare sulla differenza degli interessi pagati e ricevuti. Anche il tasso medio della raccolta bancaria da clientela (che comprende il rendimento dello stock di depositi, obbligazioni e pronti contro termine in euro applicati al comparto delle famiglie e società non finanziarie) si è collocato, a giugno 2022, a 0,44% come a maggio. Dal rapporto Abi emerge anche come sia comunque accelerata la crescita dei prestiti bancari a famiglie e imprese. La rilevazione in questo caso si ferma però a maggio, mese in cui “la dinamica dei prestiti alle imprese non finanziarie è risultata pari a +2,3% (+1,8% nel mese precedente, -5,9% a novembre 2013, il picco negativo)”. Il totale dei prestiti alle famiglie è cresciuto del 4%. Frena viceversa l’incremento di valore dei depositi bancari che a giugno hanno registrato un +3,3% rispetto allo stesso mese del 2021, con un aumento in valore assoluto di 58,6 miliardi di euro, portando l’ammontare dei depositi a 1.840,7 miliardi.

Il deterioramento delle condizioni creditizie viene fotografato anche da Banca d’Italia che nel suo bollettino economico scrive “Le indagini presso le banche evidenziano un modesto irrigidimento nelle loro politiche di offerta, confermato dal peggioramento delle condizioni di accesso percepito dalle imprese. I mercati finanziari italiani hanno risentito dell’accelerazione nella normalizzazione delle politiche monetarie e del deterioramento delle prospettive di crescita economica”. Via Nazionale sottolinea poi come l’impennata dello spread Btp/Bund di questi mesi “nonostante il deterioramento delle prospettive di crescita nel breve periodo, peraltro comune alle altre economie dell’area non appare giustificato dalle condizioni macroeconomiche di fondo”. Gli analisti di Bankitalia rimarcano come “il rapporto fra debito e Pil sia previsto in discesa, la vita media residua del debito è elevata (vicina agli otto anni) e attenuerà, diluendolo nel tempo, l’impatto della salita dei tassi sulla spesa per interessi, le prospettive di crescita di medio e lungo periodo sono migliori che in passato, grazie all’accelerazione impressa dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”.

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