È la prima notizia sul sito della principale agenzia di stampa statale russa, più in evidenza della legge firmata da Vladimir Putin sull’indicizzazione delle pensioni militari, degli aggiornamenti sull'”operazione militare speciale” in Ucraina e delle novità sul Covid: giovedì all’ora di cena la foto di Sergio Mattarella campeggia sull’homepage della Tass, con il titolo “il presidente italiano respinge le dimissioni del premier Mario Draghi”. Un dato che da solo basta a far capire l’attenzione con cui il governo di Mosca osserva le evoluzioni della nostra scena politca, che potrebbero portare alla caduta di un altro governo di impronta nettamente filoatlantica, dopo le dimissioni di Boris Johnson nel Regno Unito.

Esemplare in questo senso l’immagine postata su Telegram da Dmitry Medvedev, ex capo del Cremlino e primo ministro russo, attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza, uno dei più spietati falchi anti-occidentali: una foto divisa in tre riquadri di cui il primo raffigura Johnson, il secondo Draghi, il terzo una sagoma nera con un grande punto interrogativo che vuol dire “chi è il prossimo?“. Tra i governanti europei, Draghi e soprattutto Johnson sono stati quelli che si sono schierati con meno dubbi fin dall’inizio per il sostegno armato alle forze di Kiev dopo l’invasione del 24 febbraio, sulla scia delle posizioni Usa. Il post di Medvedev è un assist per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, fresco di scissione dai Cinque stelle, per attaccare il suo ex leader Giuseppe Conte che non ha votato la fiducia sul decreto Aiuti: “Mi piange il cuore a vedere che dall’altra parte del mondo, a Mosca che è un’autocrazia, Medvedev festeggia perché una della più potenti democrazie del mondo, l’Italia, è stata indebolita. Io lo chiamo il partito di Conte perché quello non è più il Movimento 5 stelle, mi dispiace dirlo. Fortunatamente tanti elettori, tanti parlamentari del fu movimento non la pensano come lui”.

La cronaca dell’articolo sulla crisi sul sito della Tass è piuttosto neutra: “Il motivo delle dimissioni è stato il rifiuto del Movimento 5 Stelle – uno dei partiti della coalizione di governo, che fino a poco tempo fa ne costituiva la base – di partecipare al voto sulla fiducia al governo nella camera alta del parlamento italiano (il Senato), che hanno formalmente segnato il loro ritiro dalla maggioranza parlamentare”, riferisce l’agenzia. “Draghi ha precedentemente affermato di non vedere il suo governo senza la partecipazione del Movimento 5 Stelle, rilevando che non ha senso mantenere la coalizione sulla base degli ultimatum”.

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