Nella scuola “Ristori” di Forcella (Napoli), quella frequentata da Annalisa Durante quando fu uccisa per errore da un colpo di pistola, la dirigente Stefania Colicelli fa di tutto e di più per strappare i ragazzi dalla strada. Cerca risorse ovunque, ha creato un patto per la lettura per la fascia zero-sei “perché è li che si fa prevenzione”, sta cercando di costruire un polo per l’infanzia. Ma dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza contro la dispersione non ha ricevuto un centesimo. Così a Tor Bella Monaca, all’istituto “Francesca Morvillo” dove quest’anno sono arrivati i soldi per il piano estate (che lo scorso anno non erano stati assegnati) ma non è giunto nulla dal Pnrr. All’istituto “Villaggio Prenestino” a Roma ci sono molti migranti, tanti rifugiati e non certo figli di notai e medici – racconta la preside Giusy Ubriaco – ma tutto ciò non è bastato per ottenere i fondi tanto attesi.

Sono solo alcune delle migliaia di scuole che non rientrano nell’elenco di quelle che riceveranno le risorse. Un piano da 1,5 miliardi: i primi 500 milioni (assegnati in questi giorni) hanno come obiettivo quello di finanziare progetti in 3.198 scuole con studenti nella fascia 12-18 anni; i restanti dovrebbero andare alle scuole di altri gradi. Al Centro Nord sono andati 244 milioni, al Mezzogiorno 256. A definire le modalità di ripartizione dei fondi è il Decreto ministeriale 170 del 24 giugno scorso. Il documento è chiaro: i 500 milioni sono ripartiti sulla base di criteri calcolati sugli ultimi dati Istat disponibili a livello regionale: tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione nella fascia di età 18-24 anni; numero di studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della regione di riferimento; tasso di presenza della popolazione straniera; tasso di popolazione priva di diploma di scuola secondaria nella fascia d’età tra i 25 e i 64 
anni e numerosità delle famiglie. Le risorse poi ripartite su base regionale seguono i criteri del tasso di fragilità degli apprendimenti calcolato dall’Invalsi e del numero di studenti iscritti nell’istituzione scolastica.

Indicatori che non vanno bene a molti presidi e non solo, tant’è che si è scatenata una bufera. Contro il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi si sono schierati molti capi d’istituto che sono rimasti con il cerino in mano ma anche il gruppo di lavoro nominato dallo stesso ministro per dare indicazioni proprio sulla dispersione, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e l’assessore regionale alla partita Elena Fortini. A viale Trastevere sono state indirizzate anche due interrogazioni parlamentari: una di Sandro Ruotolo e l’altra di Vittoria Casa, presidente commissione cultura scienza e istruzione alla Camera, passata recentemente con Luigi Di Maio.

A sollevare critiche al piano sono in particolar modo i presidi. Valeria Sentili è chiara: “E’ assurdo che ci siano scuole del centro storico di Roma, frequentate da classi sociali ben diverse dai miei studenti, che hanno ricevuto i soldi. Un esempio: il Convitto nazionale. Il criterio non può essere quello sulla carta. C’è uno scollamento con la realtà, chi sta al ministero non la conosce”. La dirigente mette in discussione i criteri individuati: “Da noi il tasso di dispersione non è alto ma perché ci inventiamo di tutto per abbatterla”. Sentili e i suoi docenti per i ragazzi più difficili hanno predisposto un piano di lezioni ad hoc: vanno a scuola facendo percorsi personalizzati “ma servono finanziamenti per pagare questi docenti e se non ci arrivano…”.

Esterrefatta è anche Colicelli: “Attendo chiarimenti. Noi siamo in un territorio difficile. Sono un catalizzatore di finanziamenti. Nella nostra città Bianchi ha firmato anche un patto educativo con il Vescovo e altri soggetti ma tutto ciò ora rischia di essere disperso”. La preside ci prova in tutti i modi a tenere a scuola i ragazzi: si è inventata persino un corso di addestramento con i cani, ma quei soldi del Pnrr sarebbero serviti. E proprio dal capoluogo campano arrivano critiche anche dai vertici politici. L’assessore Fortini ha detto a Il Mattino: “Chi si impegna contro la dispersione è stato escluso”. Il primo cittadino ha annunciato che chiamerà Bianchi. A dar man forte ai colleghi è Ubriaco: “In questi anno sono stata costretta a fare accattonaggio per offrire un arricchimento dell’offerta formativa della mia scuola. E’ avvilente vedere che sono stati dati migliaia di euro a scuole al centro della capitale e non a noi che stiamo sulla strada letteralmente. Dicono che tra i criteri vi siano i dati Invalsi ma i numeri che riguardano la mia scuola sono migliorati (e per fortuna) ma restano sempre ad un livello basso. Quindi è inutile darsi da fare per portare una scuola di periferia alla pari di una al centro storico? Al netto del tasso di dispersione andrebbe fatto un monitoraggio del contesto sociale”.

Scontenta è anche la numero uno del liceo “Majorana” di Spinaceto: “Riconoscimenti a noi presidi zero, ma almeno ci ascoltassero. Servirebbe una conferenza di servizio che ci permetta un confronto”. Intanto a sparare contro Bianchi ci si è messo pure il comitato che lui stesso aveva coinvolto in questo affaire. Ludovico Albert, l’ex vice ministro Marco Rossi Doria, il maestro Franco Lorenzoni, Andrea Marmiroli, Vanessa Pallucchi, don Marco Pagniello e la sociologa Chiara Saraceno hanno inviato una lettera al professore ferrarese dove parlano di “scuole difficilissime escluse” e di un decreto che “assegna le risorse ma non definisce il chi, il cosa e il come usarle”. Secondo gli esperti non si è tenuto conto delle linee di indirizzo in termini di alleanze territoriali per combattere le disuguaglianze e c’è stata una semplificazione dei criteri per l’assegnazione. A detta di Rossi Doria e degli altri andavano presi in considerazione l’incidenza di alunni con bisogni educativi speciali e la presenza di giovani Neet.

Non perdona nulla al ministro neanche l’Flc Cgil che attraverso il suo segretario nazionale Francesco Sinopoli si è fatta subito sentire: “La ripartizione delle risorse del Pnrr per il contrasto della dispersione è sbagliata nel metodo e nella sostanza. 500 milioni di euro ripartiti tra circa 3000 scuole, senza nessun coinvolgimento di chi nella scuola opera ogni giorno, nessuna interlocuzione con le organizzazioni sindacali e, apprendiamo, nessuna considerazione delle stesse indicazioni fornite dal gruppo di lavoro nominato da Bianchi”. Sinopoli è particolarmente duro: “Un’assegnazione di risorse fatta senza una preventiva analisi di contesto delle scuole e di rilevazione dei bisogni e avulsa dalla loro concreta e autonoma progettualità, che determina l’esclusione di intere comunità scolastiche da anni impegnate a contrastare il fenomeno della dispersione in quartieri e aree geografiche particolarmente esposte”.

L’unico a prendere le distanze dalle sole critiche al ministro è, invece, il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli: “E’ in arrivo un altro miliardo di euro. Ci sono soldi in quantità per tutti semmai servono progettualità per gestirli. Chi ha da dire qualcosa sui criteri lo doveva fare prima, non ora. Nel 170 sono ben definiti”.

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