Annalisa Durante aveva quattordici anni. Fu uccisa il 27 marzo di nove anni fa a Forcella, un quartiere malfamato del centro storico di Napoli, durante uno scontro a fuoco tra fazioni camorristiche. Fu uccisa per errore, per essersi trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. I killer volevano colpire Salvatore Giuliano, detto ‘o rosso, all’epoca del fatto diciannovenne, un nipote dei fratelli Giuliano considerato vicino al boss Ciro Giuliano ‘o barone, cugino dei fratelli Giuliano ucciso poi in un agguato nel 2007. I genitori di Annalisa autorizzarono l’espianto degli organi.

La mia amica Matilde Andolfo è una bravissima giornalista napoletana. E’ l’autrice de ‘Il Diaro di Annalisa’, la rielaborazione letteraria dei diari di questa sfortunata ragazzina napoletana. Oggi Matilde ha scritto un ricordo bellissimo di Annalisa, che grazie al suo permesso riporto integralmente su questo blog.

Vivo e sono contenta di vivere, anche se la mia vita non è quella che avrei desiderato. Ma so che una parte di me sarà immortale”. Se non fosse morta nei vicoli dell’antica Vicaria, il 27 marzo 2004, in uno scontro a fuoco tra camorristi oggi Annalisa Durante avrebbe compiuto 23 anni. L’unico modo per ricordarla oggi è il silenzio. Il silenzio vince ancora una volta laddove hanno fallito le parole e le Istituzioni. Difficile parlare di riscatto a Forcella, un budello di strada dominato dal degrado e dalla sporcizia. I negozi stanno morendo uno a uno, compreso quello del papà di Annalisa che ormai ha definitivamente chiuso la saracinesca. In quel piccolo locale ormai annerito dal tempo campeggia l’immagine sbiadita della figlia: volto sorridente, capelli lunghi e gelatinati e toppino azzurro. Non tutti sanno che quel piccolo negozio è emblema di superstizione, simbolo di credenze arcaiche come i sogni premonitori.

Ricordo mesi dopo l’omicidio, con la famiglia Durante mi trovavo proprio in quel negozio. Insieme a papà Giannino e mamma Carmela c’era zia Angela che raccontò a tutti noi il suo sogno premonitore. Pochi giorni prima l’omicidio di Annalisa, aveva sognato il negozio di Giannino che si era trasformato in un antro buio e spaventoso. Al posto del pavimento la nuda terra da cui fuoriuscivano cadaveri. Intorno tutta la famiglia che piangeva. Zia Angela mi disse allora che quel sogno l’aveva turbata molto, quasi sentisse che preannunciava una qualche tragedia. Zia Angela fu la prima a vedere il corpo senza vita di Annalisa riverso a terra proprio dinanzi al negozio. Zia Angela fu anche la prima che sollevò la testolina dai lunghi capelli biondi con la frangia appena tagliata e si ritrovò le mani grondanti di sangue. E fu sempre zia Angela quella che al processo contribuì a ricostruire in maniera determinante i momenti tragici dell’omicidio e a far condannare il colpevole, Sasà Giuliano ‘o russo. Ma il mio pensiero va anche la vita. Tre giorni dopo il suo assassinio, i genitori di Annalisa, assistiti da don Luigi Merola, donarono tutti gli organi. “Qualcosa di Annalisa vive in sette persone”. Oggi la speranza di Carmela e Giannino è proprio questa, che almeno Marco il bambino che ha il cuore di Annalisa voglia finalmente incontrarli.

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