Dopo aver “blindato” alcune delle sue megalopoli per arginare l’epidemia di Covid, la Cina ha annunciato il dimezzamento del periodo di quarantena obbligatorio, da 3 settimane a 10 giorni, per i visitatori internazionali nell’ambito del nono piano messo a punto dalla Commissione sanitaria nazionale di prevenzione e contrasto del nuovo coronavirus. I nuovi arrivati e i contatti stretti di pazienti dovranno trascorrere sette giorni in quarantena centralizzata e sottoporsi poi a un “monitoraggio attento” per altri tre giorni a casa, secondo il protocollo approvato dal governo. La Cina, a seconda della gravità dei contagi, richiedeva fino a 21 giorni di quarantena in hotel dedicati.

Intanto Pechino e Shanghai hanno azzerato i casi di Covid-19, per la prima volta dopo quattro mesi. La capitale e il principale hub finanziario hanno contenuto il virus dopo una lotta feroce che ha portato in lockdown milioni di persone, a test di massa ripetuti e a restrizioni alla vita quotidiana che hanno avuto un pesante impatto su ogni aspetto della società e dell’economia. Lunedì le due città non hanno segnalato nuovi contagi per la prima volta dal 19 febbraio, ha riferito la Commissione sanitaria nazionale, rilevando che nel Paese sono stati accertati 22 contagi locali in tutto, di cui uno accertato e 21 asintomatici.

La Cina allenta le restrizioni ma potrebbe mantenere la politica di “zero-Covid dinamico” per molto tempo, con test obbligatori di massa e restrizioni di viaggio. Un annuncio attribuito a Cai Qi, il segretario del Partito comunista della capitale, che parlava addirittura di 5 anni ha agitato i social media in mandarino diffondendosi a macchia d’olio al punto da causare una brusca correzione delle affermazioni del fedelissimo del presidente Xi Jinping. Presto, tuttavia, il riferimento ai “cinque anni” è stato rimosso dalla gran parte delle pubblicazioni online e un hashtag su Weibo, il Twitter cinese, è stato eliminato dalla censura del Great Firewall. Il testo ribadiva l’impegno a mantenere e migliorare la “rigorosa gestione di coordinamento, prevenzione e controllo”, nonché la risposta alle emergenze e al blocco del virus attraverso “l’isolamento, la gestione e il controllo non appena appaiono le trasmissioni”. Senza tralasciare le ispezioni residenziali, la normalizzazione dei test periodici e la gestione degli ingressi e delle uscite dalla città.

Quanto basta per far esplodere la rabbia sui social media di fronte a un Paese sfiancato e stanco dell’approccio draconiano del governo centrale – e confermato dai massimi livelli del Pcc – per contenere la pandemia del Covid-19, ma risultato poco efficace con la variante Omicron come emerso dai mesi di duro lockdown di Shanghai.

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