Una giornata di incontri a Camera e Senato, poi il blitz all’evento con Giuseppe Conte sul Metaverso con tanto di abbraccio in favor di fotografi. Quindi un vertice serale per provare a chiudere una volta per tutte la questione della regola dello stop dopo il doppio mandato. Continua la trasferta di Beppe Grillo nella Capitale per rinsaldare le fila del Movimento 5 stelle dopo la scissione di Luigi Di Maio. Il fondatore è arrivato lunedì 27 giugno e sta incontrando, in gruppo e da soli, tutti i principali esponenti dei 5 stelle che siedono in Parlamento. “Vuole capire come vanno le cose davvero”, commentano gli eletti. E in queste ore in tanti hanno esposto le loro posizioni, cercando di mettere in evidenza i problemi e, soprattutto, chiedendo soluzioni.

Il primo punto fermo riguarda la permanenza nel governo: Grillo è stato sollecitato, raccontano le fonti interne, da più parti perché i 5 stelle escano dall’esecutivo. Ma ha replicato che per arrivare allo strappo serve un motivo chiaro. Questo non significa che l’appoggio sarà a qualsiasi condizione: “Il governo va avanti con l’appoggio del Movimento 5 stelle“, finché le sue battaglie vengono prese in considerazione, “dal superbonus al reddito di cittadinanza al salario minimo”, è stato il messaggio del garante ai parlamentari. Quindi non si può escludere che il M5s possa arrivare al ritiro dei ministri e all’appoggio esterno all’esecutivo: “Può essere una strada, ne parliamo con Giuseppe per valutarla”, avrebbe detto Grillo.

Il comico ha visto i parlamentari rigorosamente da solo. Ha chiesto opinioni e si è confrontato con i diversi punti di vista. Raccontano che abbia cercato di raccogliere più informazioni possibili. Era da tanto che il fondatore M5s non aveva un confronto così diretto con i suoi e, secondo alcuni, si è reso necessario di fronte all’addio di oltre 60 persone. La preoccupazione è per la tenuta dei gruppi, prima di qualsiasi altra cosa. Se nel Movimento nessuno vuole parlare di “commissariamento”, di sicuro però Grillo ha deciso di cambiare strategia e presentarsi personalmente in Parlamento. E di farlo da solo. Nel tardo pomeriggio ha raggiunto poi Giuseppe Conte, che invece partecipava a un evento M5s appunto su tecnologia e ambiente. Grillo a sorpresa è salito sul palco e poi, prima di andarsene, si è fatto vedere mentre abbracciava il presidente 5 stelle. Un modo per ribadire pubblicamente che i rapporti sono distesi, anche se il vertice più importante sarà in serata e dovrà sciogliere definitivamente il problema del doppio mandato.

L’appoggio esterno al governo – Ma cosa ha detto Grillo ai parlamentari? E, soprattutto, cosa gli hanno detto i suoi? Innanzitutto c’è il tema della permanenza nell’esecutivo. Il terremoto della scissione di Di Maio ha spinto in tanti a farsi avanti perché si esca il prima possibile dal governo Draghi. E stando alle ultime indiscrezioni, “quasi tutti” i parlamentari “hanno espresso questo desiderio. Anche l’ex deputato Alessandro Di Battista, solo pochi giorni fa, ha ribadito che è disposto a tornare a parlare con il Movimento, ma solo a condizione che lasci l’esecutivo. Di fronte a questo input, secondo quanto riferiscono diversi parlamentari, Grillo sarebbe apparso possibilista, se il M5s continua a non essere ascoltato. Il garante avrebbe chiarito che affronterà il tema con il presidente M5s e che una eventuale scelta sarà comunque presa in base a come andranno una serie di colloqui. Se poi Conte sarà d’accordo, avrebbe detto ancora, Grillo sarebbe intenzionato a parlare con il premier Mario Draghi. “Se Draghi”, ha continuato Grillo, “pensa che il Movimento è quello del guaglione di Pomigliano d’Arco allora noi non ci stiamo al governo…”, ha detto in una delle riunioni. Il garante ha anche evocato il tradimento subito da Gesù, riferendosi a chi abbandona il Movimento: “Anche Giuda ha tradito Gesù, ma poi Gesù è risorto ed è diventato Gesù, mentre Giuda ha fatto la figura che ha fatto. Ecco, qui siamo alle prese con Giuda venduti per 30 bitcoin”.

Il muro sul tetto dei due mandati – Se fosse per Grillo, la questione della regola dei due mandati sarebbe già chiusa. Anzi non avrebbe mai dovuta essere aperta. Il comico continua a ribadire, e lo ha fatto anche oggi, che non intende cedere. La regola è fondante per il Movimento e il fondatore sa che, se viene toccata, rischia di crollare tutto. Il problema è che a proporre le deroghe, almeno per una parte di eletti, era stato lo stesso Giuseppe Conte. Proprio su questo punto è nata una divergenza consistente tra i leader, divergenza che deve ancora essere sciolta. Ma non c’è solo il dibattito. A precisa domanda di alcuni eletti, apprende l’Adnkronos, Grillo avrebbe risposto di non vedere di buon occhio “neppure una votazione online” sul nodo del doppio mandato. Eppure ad annunciare il voto era stato lo stesso presidente 5 stelle: “Giuseppe proponeva una deroga per il 5-10% degli eletti, ma io non sono d’accordo perché è un criterio troppo discriminante“.

Tra le poche certezze in un momento di grande confusione come questo, c’è il fatto che per Giancarlo Cancelleri le cose si mettono molto male. Il sottosegretario, già al secondo mandato, stando così le cose non potrebbe candidarsi alle primarie per le Regionali in Sicilia. Per la quale ormai il tempo stringe (va depositata eventualmente entro il 30). Rispondendo ad altri parlamentari, Grillo in mattinata era stato più possibilista: “Si potrebbe pensare a qualche eccezione”, ha detto, “qualche deroga alla regola sui due mandati, ma vediamo ora i dettagli con Giuseppe, ci metteremo lì a ragionare. Al limite si potrebbe pensare a consiglieri per i quali si deroga per candidarli a presidente di regione, o a organi diversi…”. Secondo altri invece, ha escluso categoricamente la possibilità che la deroga possa riguardare Cancelleri. Nel pomeriggio, alcune fonti molto vicine ai vertici, hanno fatto sapere che Grillo è “sorpreso e dispiaciuto” per gli attacchi su presunti dissidi con Conte. “Da dentro c è qualcuno che per il secondo mandato getta fango su Beppe e cerca di indebolire Conte”, hanno commentato, mentre “i due sono coesi e in sintonia su ogni cosa”, poiché “nessuna dichiarazione del garante si scosta dalla linea politica decisa dall’ex premier”.

Una versione che però cozza con le stesse dichiarazioni del fondatore. Che ai parlamentari ha ribadito la sua linea. “Quelli al secondo mandato resteranno, daranno il loro contributo ma in maniera diversa”, ha detot. E rivolgendosi all’ex ministro della Giustizia Bonafede ha aggiunto: “Tu, Alfonso, hai dato tanto al Movimento e hai ricevuto poco”. Lui ha replicato: “Su questo ti correggo – la replica dell’ex Guardasigilli – ho dato tanto e ricevuto tantissimo, ma a un certo punto il flusso si è interrotto”. Le prossime ore saranno decisive. Anche per capire se la vicenda può considerarsi archiviata per sempre o se siamo solo all’inizio della discussione.

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