di Tullio Rapone

Una volta erano tanti. Venivano in Europa e in Italia per i progetti di risanamento. Soprattutto in estate non era difficile incontrarli perché ospiti di associazioni o, più spesso, di famiglie. Poi la crisi economica ne ha ridotto il numero. Perché sono state sempre meno le famiglie con le possibilità economiche per accoglierli. Poi ci si è messa di mezzo la pandemia e, dopo ancora, la guerra. Non dimentichiamo che la Bielorussia è fedele alleata della Russia.

E ora? Vengono o non vengono questa estate? Parlando con tanti volontari impegnati nei progetti e leggendo tutte le pagine Facebook sull’argomento, l’unica conclusione a cui un comune mortale può giungere è che le certezze sono poche e la confusione tanta. Sembrava a marzo che, grazie ad un impegno comune delle autorità italiane e bielorusse, la situazione si fosse sbloccata. Siamo ormai all’inizio dell’estate e, purtroppo, ancora non si sa niente di certo e domina un comprensibile pessimismo. La situazione con le sanzioni è precipitata. Voli e sorvoli della compagnia di bandiera bielorussa, la Belavia, sui cieli dell’Ue sono vietati. Ed era questa compagnia che portava i bambini.

Arena Rossi così scrive sulla pagina dell’Avib (Federazione delle Associazioni di Volontariato in Italia per la Bielorussia) il 3 giugno dopo aver interpellato la Belavia: “Non è prevista nessuna programmazione ufficiale dei voli umanitari e neppure di quelli ordinari. Tutto ciò scrivo per evitare di alimentare pericolose illusioni…”.

L’unica via di uscita è per pochi. La Bielorussia è disposta a concedere il permesso per il viaggio in Italia – a condizione che i genitori bielorussi concedano l’autorizzazione – passando dalla Turchia; poi da lì aerei turchi portano i bambini dalle famiglie italiane. Tutto a posto? Assolutamente no! Primo perché vengono discriminati i bambini degli orfanotrofi e case famiglia che non possono usufruire di questo canale, secondo perché i costi per le famiglie italiane vengono a lievitare come è facilmente intuibile vista l’impossibilità del volo diretto.

Sarebbe il caso di approfittare di questo ulteriore blocco delle accoglienze perché il volontariato italiano in Bielorussia facesse un profondo esame di coscienza. Ma forse tutto il volontariato. Non è possibile andare sempre in ordine sparso e pensare sempre al proprio orticello. Notizie e risultati vanno condivisi, non tenuti a disposizione dei propri adepti e basta. Verificare sempre le notizie perché non c’è niente di peggio che generare pericolose illusioni.

Una volontaria che non vuole essere citata mi ha detto: “Se non finisce la guerra e Belavia non ricomincia a volare, c’è poco da fare. E tutte quelle associazioni che hanno rappresentato un’esperienza meravigliosa nei decenni passati sono destinate a morire o ad essere fortemente ridimensionate”.

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