In Andalusia sono gli ultimi giorni di campagna elettorale in vista delle elezioni regionali del 19 giugno, un voto anticipato deciso dal governatore Juan Manuel Moreno Bonilla (Partito Popolare). Per la Spagna può essere un passaggio politico significativo: l’Andalusia è la comunità più popolosa – con otto milioni e mezzo di abitanti – e che segnerà il primo passo verso le elezioni generali del 2023. I candidati principali sono sei: oltre al presidente uscente Moreno Bonilla, si presentano Macarena Olona della destra di Vox, Juan Espadas del Partito socialista, Teresa Rodríguez di Adelante Andalucía (è una ex esponente di Podemos) e Inmaculada Nieto di Por Andalucía, un cartello elettorale che unisce per la prima volta tutte le sigle a sinistra del Psoe (Podemos, Izquierda Unida, Más País e altre) e gode del sostegno e degli auspici della vicepremier Yolanda Dìaz.

I sondaggi finora danno la vittoria all’attuale governatore popolare, che si avvicina alla maggioranza assoluta (55 seggi) e che potrebbe governare in solitario. Un sondaggio di 40dB per El País e la Cadena Ser pubblicato a inizio settimana stima che il Partito popolare potrebbe ottenere 48 seggi (nel 2018 ne aveva presi 26, uno dei peggiori risultati nella storia del partito), superando la somma di quelli ottenuti da tutte le liste di sinistra – Psoe 33, Por Andalucía 7, Adelante Andalucía 3– che ne otterrebbero 43 in totale. Vox diventerebbe il terzo partito più votato con 18 seggi. Ciudadanos, socio di minoranza dell’attuale governo regionale, rischia di sparire: alcuni sondaggi li danno tra uno e due seggi, contro i 21 del 2018, altri stimano che potrebbe rimanere fuori dal parlamento regionale. Il voto del suo elettorato verrebbe assorbito dai popolari.

Andrés Benítez Espinosa, politologo e ricercatore della Uned (Universidad Nacional de Educación a Distancia), spiega a Ilfattoquotidiano.it che la campagna elettorale per ora non ha riservato sorprese né grandi scontri perché si sta delineando una politica di blocchi: “Non c’è un grande travaso di voti tra sinistra e destra. Non si tratta più di far sì che ti voti chi non la pensa come te, piuttosto che ti voti il tuo elettorato. Per questo non esiste scontro, perché ognuno si sta rivolgendo ai suoi, a un elettorato molto concreto”.

La staticità della campagna, centrata più sul candidato che sul programma stesso, favorisce Moreno Bonilla, che sta puntando sulla sua immagine per captare il voto degli indecisi, circa 200mila secondo il presidente in carica. Il popolare, moderato come il leader del suo partito, Alberto Núñez Feijóo, sta conducendo una campagna sullo stesso stile dell’ex governatore gallego: la foto al centro, lo slogan Andalucía avanza, il nome di battesimo Juanma presidente, più familiare, e la sigla del PP piccola, in un angolo, quasi nascosta.

La mancanza di confronto e l’idea trasmessa dai sondaggi di un risultato ormai certo rappresentano un problema per la sinistra e soprattutto per il Psoe, che tra le elezioni del 2015 e quelle del 2018 ha perso 400mila votanti. Benítez Espinosa la definisce una “catastrofe”: “C’erano in ballo diversi fattori. In primis, il declino dell’immagine della candidata, Susana Díaz, che nel 2017 aveva perso le primarie del Psoe contro l’attuale presidente, Pedro Sánchez. In più, lo scoppio di diversi casi di corruzione nella Giunta regionale guidata dai socialisti hanno messo definitivamente in crisi il governo regionale”, afferma. Nel 2018, infatti, la caduta dei consensi a favore del Psoe (che rimase comunque il partito più votato) portò al primo governo regionale di destra, dopo 40 anni di egemonia socialista. Moreno Bonilla è stato il primo presidente popolare a guidare la giunta dell’Andalusia, grazie a un accordo di governo con Ciudadanos e il sostegno parlamentare di Vox.

La sfida del candidato socialista Espadas è quindi mobilitare l’elettorato di sinistra e gli astensionisti. “Lo deve fare con proposte concrete, dimostrando che è un nuovo partito socialista, presentando alternative e dando l’impressione che può vincere, perché il pessimismo o l’idea che tutto è già deciso non mobilitano, al contrario, favoriscono l’astensionismo” spiega ancora Benìtez Espinosa.

L’elettorato di destra invece è più attivo e Vox contribuisce a muovere quello più radicale. L’Andalusia è stata la prima comunità autonoma che ha visto entrare il partito di estrema destra nel suo parlamento: era il 2018 e aveva ottenuto l’11% dei consensi. “Se guardiamo i dati dell’Andalusia, solo un anno dopo, alle elezioni generali, Vox ha ottenuto un 20%. Era un momento in cui stava combattendo per la leadership della destra con un PP indebolito. Ora i sondaggi dicono che si attesta attorno al 15%, più o meno il risultato che ha ottenuto in Castiglia e León (17). Può sembrare quindi che Vox abbia raggiunto una sorta di tetto massimo perché il PP sta recuperando il suo consenso anche grazie all’effetto Feijóo”, spiega Benítez Espinosa. Tuttavia, a differenza delle elezioni castigliane dello scorso febbraio, in Andalusia il partito ha scommesso su una candidata forte come Macarena Olona. “È la terza persona più importante della formazione a livello nazionale. Non lascia il suo posto di portavoce nel Congresso per essere una deputata del parlamento andaluso. Lo fa per essere vicepresidente e avere potere decisionale su leggi e bilancio”, afferma. A sostegno di Olona, domenica scorsa, a un meeting a Marbella è arrivata dall’Italia anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che ha preso parola in un intervento in cui ha elencato vari slogan: “No alle lobby Lgbt, no all’ideologia di genere, sì alle frontiere sicure, no alla violenza islamista”.

Il presidente Moreno Bonilla spera di avvicinarsi il più possibile ai 55 seggi per poter governare in solitaria ed evitare l’accordo con Vox. In diverse interviste con la Cadena Ser ed El País ha preso le distanze dall’estrema destra e ha affermato che “non si vede” con Olona come sua vice. Tuttavia, non esclude a priori un governo con il partito di Santiago Abascal. Per il professor Benìtez quella di Vox è una chiara strategia che preparerebbe il terreno per una sua possibile entrata nel governo alle prossime elezioni generali del 2023. “Non dovrà sembrarci strano se dovesse riuscirci, perché l’ha già fatto a livello regionale”. Sebbene i principali leader dei partiti sostengano che queste elezioni sono pensate solo per la regione e che non avranno ripercussione a livello nazionale, per il politologo sono il primo passo per delineare la politica a blocchi, che potrebbe ripetersi a livello nazionale: “Una volta sparito l’attore del centro (Ciudadanos, ndr), rimangono solo due opzioni: PP e Vox a destra e Psoe e Podemos a sinistra”.

I candidati

Juan Espadas Cejas – Psoe
Nato a Siviglia, ha 56 anni, laureato in Diritto, ha iniziato la sua carriera politica nella Giunta di Andalusia, dove è rimasto 21 anni. É stato senatore nelle Corti Generali di Siviglia e sindaco della città da giugno 2015 a gennaio 2022. Descritto come moderato e riflessivo, dialogante, che evita il conflitto e cerca il consenso anche con altre forze politiche – lui stesso si è definito un equilibrista -, Espadas è una scommessa personale del presidente del Governo, Pedro Sánchez.

Juan Manuel Moreno Bonilla – Pp
Il candidato del PP, nato a Barcellona 52 anni fa ma cresciuto a Malaga, è l’attuale presidente dell’Andalusia, il primo di destra dopo quarant’anni di egemonia del Psoe nella regione grazie a un accordo con Ciudadanos e Vox. Viene considerato un politico equilibrato e moderato tanto che secondo i sondaggi pubblicati da El Paìs viene considerato la migliore opzione anche dal 20 per cento degli elettori socialisti.

Macarena Olona Choclán – Vox
La candidata di Vox, di 43 anni, è attualmente deputata e portavoce del partito nel Congresso spagnolo. Laureata in Diritto, ha lavorato per anni come procuratore di stato e come segretaria generale di un’azienda pubblica. Sin dall’inizio, la sua candidatura ha generato polemiche. L’opposizione infatti ha denunciato Olona per aver registrato il suo domicilio a Salobreña (Granada), a casa un compagno di partito poco prima dell’inizio della campagna. Il Consiglio elettorale, però, l’ha considerata valida. Un fatto, questo, che è diventato protagonista del carnevale di Cádiz a inizio campagna. Durante uno spettacolo nel Gran Teatro Falla, una comparsa (un gruppo carnevalesco che canta e balla per le strade della città) ha cantato: “Non sei andalusa e non lo sarai mai, non importa quanto ti travesti da donna andalusa. Sei molto sfrontata e ti manca classe (…) E anche se imiti il nostro accento, come se fossi del sud, non hai idea del sentimento andaluso”.

Juan Marín – Ciudadanos
Nato a Sanlúcar de Barrameda (Cádiz) nel 1962 è stato il primo membro di Ciudadanos a entrare in un governo regionale. È stato imprenditore, commerciante e proprietario di esercizi commerciali. Ha mosso i suoi primi passi in politica ricoprendo incarichi a livello municipale e dal 2015 è deputato nel parlamento andaluso, presidente e portavoce di Ciudadanos.

La moderazione è la sua qualità principale. Dopo le elezioni del 2018, Cs si attestò come terza forza più votata e, grazie a un accordo con il Partito Popolare, Marín diventò vicepresidente della Giunta. La sua principale sfida è evitare che il partito scompaia dal parlamento regionale.

Inmaculada Nieto – Por Andalucía
Nata ad Algeciras (Cádiz) nel 1971, è laureata in Scienze Politiche e in Amministrazione Pubblica. I suoi primi passi in politica li ha fatti con Izquierda Unida nel comune in cui è nata. Dal 2012 è deputata del partito nel parlamento andaluso. La candidata di Por Andalucía – coalizione che raggruppa Podemos, IU, Más País, Equo, Alianza Verde e Iniciativa del Pueblo Andaluz – viene descritta come una politica calma, riflessiva e decisa. Lo stesso presidente regionale l’ha definita come la donna “pugno di ferro in un guanto di seta”.

Teresa Rodríguez – Adelante Andalucía
Nata a Rota (Cádiz) nel 1981, Rodriguez è laureata in Filologia Araba. Ha lavorato come professoressa e dal 2013 si dedica interamente alla politica. La sua carriera politica è iniziata dapprima in Izquierda Uunida e poi in Podemos, dove faceva parte della fazione anticapitalista, l’ala più a sinistra. Tuttavia, a causa di alcune differenze con l’ex leader della formazione, Pablo Iglesias, nel 2020 ha lasciato Podemos e, poco dopo, è stata espulsa dal gruppo per “transfughismo”. E’ alla terza candidatura alle elezioni andaluse: la prima nel 2015 con Podemos Andalusia, la seconda nel 2018, come leader di Adelante Andalucía (aveva ottenuto 17 seggi).

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