Si restringono ancora di più i rubinetti del gas che dalla Russia trasportano il combustibile in Europa, all’indomani dell’annunciata riduzione del flusso di Nord Stream 1 verso la Germania pari al 40%. Mosca ha infatti ridotto, almeno per oggi, le forniture di gas all’Italia del 15% e ha anche annunciato che i tagli su quelle legate al gasdotto Nord Stream 1 caleranno di un altro 33%. Notizie che fanno schizzare il prezzo del gas sulla piazza di Amsterdam, con i contratti futures sul mese di luglio che sono saliti del 24% a 120,33 euro al MWh, ritornando ai livelli dello scorso 30 marzo.

È stata Eni a confermare la notizia apparsa sulla piattaforma di informazioni privilegiate per il monitoraggio Remit del Gestore dei mercati energetici. Il cane a sei zampe – si legge sulla piattaforma – ha “ricevuto comunicazione di una limitata riduzione dei flussi dal proprio fornitore russo relativamente all’approvvigionamento di gas verso l’Italia” e “continuerà a monitorare l’evoluzione della situazione” comunicando “eventuali aggiornamenti”. La riduzione del flusso di Gazprom, ha spiegato un portavoce di Eni, riguarda “la giornata di oggi” ed è “pari a circa il 15%”. Le ragioni della diminuzione “non sono state al momento notificate.

Una notizia arrivata poco prima di un altro annuncio dell’azienda del governo russo secondo cui il gigante del gas interromperà il funzionamento di un’altra turbina lungo il gasdotto Nord Stream, riducendo il volume delle forniture di gas a 67 milioni di metri cubi al giorno, tagliando un altro 33% dopo la riduzione annunciata ieri. Nessuna scelta di tipo politico, almeno stando a quello che dice la multinazionale che, come già fatto ieri, lega la decisione a questioni puramente tecniche, in vista della revisione completa delle infrastrutture. Una lettura che non trova d’accordo alcuni Paesi dell’Ue, Germania su tutti, secondo cui si tratta proprio di una mossa politica legata alla guerra in Ucraina.

Non c’è alcuna indicazione al momento di rischi sulle forniture energetiche”, ha garantito Tim McPhie, portavoce della Commissione Ue, riguardo ai possibili effetti delle riduzioni di queste ore. Il portavoce ha poi specificato che gli stoccaggi di gas “sono oltre il 50%, oggi a circa il 52-53%, che è anche sopra al punto al quale eravamo l’anno scorso in questo momento”. Quindi per l’inverno “i preparativi sono in corso, questo monitoraggio molto attento è in corso e c’è uno sforzo molto più ampio su cui stiamo lavorando per diversificare e cambiare la nostre forniture e fonti di energia”.

“Non abbiamo problemi di approvvigionamento in Germania”, ha confermato il vicecancelliere tedesco Robert Habeck, rispondendo a una domanda, in conferenza stampa a Berlino, sulle conseguenze della riduzione del 40% del gas. “Gli effetti vanno aspettati – ha aggiunto – Ai rifornitori è sempre riuscito finora a reperire il gas da altre fonti”. Habeck ha definito “politica” la decisione di Gazprom perché la procedura, a suo parere, “non è tecnicamente giustificabile”. E specifica: Gazprom sta cercando di “far alzare i prezzi”.

Da parte dell’azienda, stando ai dati preliminari, c’è stata comunque una diminuzione sia per quanto riguarda la produzione che l’esportazione del gas russo. Dal 1 gennaio al 15 giugno, Gazprom ha infatti prodotto 226 miliardi di metri cubi, il 6,4% (15,5 miliardi di metri cubi) in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Più ampio il divario dell’export verso i Paesi non Csi che ammonta a 65,6 miliardi di metri cubi, il 28,9% (26,7 miliardi di metri cubi) in meno rispetto allo stesso periodo del 2021. Mentre le consegne della società dal sistema di trasporto del gas al mercato interno sono al livello dell’anno precedente, sono addirittura aumentate quelle verso la Cina attraverso il gasdotto Power of Siberia. Segno che il calo dell’export verso il mercato europeo potrebbe essere ancora più importante.

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