C’è molto calcio nelle partite venete del centrosinistra. C’è il calcio delle origini, quello migliore, lo sport per la salute, utile alla coesione sociale e capace di stimolare e soddisfare la passione vera, quella più genuina, refrattaria ad ogni infingimento. Così a Padova con Giordani, presidente della squadra padovana, scevro da ogni affettazione o furbizia, che non accetta provocazioni e con onestà ha saputo convincere arbitro e spalti; così a Verona con Damiano Tommasi che, pur partito da outsider, si è conquistato i favori del pronostico grazie ad un lavoro fitto negli allenamenti e negli spogliatoi, fatto di programmi concreti e ricchi di visione, cui è seguita un’ottima scelta dei giocatori in campo, con i giovani in evidenza e una determinazione che è arrivata ovunque a chiarire, ce ne fosse il bisogno, che era tempo di cambiare gioco. Di far valere le regole e la capacità di guardare avanti, di rispettarsi, tanto arretrato e falloso era quello che si era visto fino a quel momento.

Già, perché seppure si parli di città, e Verona è la più grande del Veneto con i suoi 250.000 abitanti, le persone sono importanti; ciò che dicono e soprattutto trasmettono, ancor di più. Decisamente Verona non ama Federico Sboarina, il 70% ne da un giudizio negativo come sindaco; sbaglia chi pensa sia una partita che ha il sapore della rivalsa, quella tra Tosi e il sindaco uscente: semplicemente Tosi da persona arguta ed ex sindaco che ha comunque ben governato ha colto il malessere, la disaffezione, la disistima per un sindaco che mai si ricorda meno amato in città.

Tommasi ha girato il mondo come calciatore, dalla Cina alla Spagna, da cui ha raccolto stimoli e conoscenze opportune per una città che è naturale centro e corridoio di collegamento con i traffici, il business del continente Europa, ma è anche cuore pulsante della cultura del nostro Paese, che non può “accontentarsi” del mordi (casa di Giulietta e Arena) e fuggi di oggi…

Tommasi è quel calciatore che ha rappresentato la categoria ed è stato un esempio per i colleghi tutti, dal più ricco al più in difficoltà, scegliendo di vivere il ruolo con quel “low profile” che oggi ripropone come sindaco, morigeratezza e autonomia, pensiero libero e serietà, niente padrini o manager ma la solida convinzione di valere. Ora si scateneranno i malati dei numeri, valuteranno quel che i 25.000 tosiani potranno fare al secondo turno, come si divideranno o se sceglieranno di tornare “all’ovile” della destra seppur meno appetibile e stimata… ma io credo che invece la partita sarà diversa.

Verona oggi è laboratorio, se volge il viso all’indietro non si piace, non convince i cittadini il ritorno ad un passato che ha il sapore di un isolamento anche civile, avendo a disposizione la sensibilità e la capacità di cura e di investimento nei giovani, nella loro visione alta e capace di futuro, di questo leader naturale Tommasi. Una sfida questa del secondo turno, a Verona, che ha il sapore di una scelta tra un ieri insoddisfacente e un domani davvero stimolante, foriero di sostenibilità e futuro per una comunità evoluta che è centro di un’Italia che non si piega e sa farsi stimare. Penso che arriveranno i colpi bassi… ma Tommasi è molto bravo ad evitarli, e penso anche che il mondo femminile in particolare lo veda come una gran bella risorsa. Quindi non mi stupirei se Verona facesse da traino, per fare la differenza, in un mondo che obiettivamente sta cambiando registro.

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