Pd primo partito e testa a testa tra i due schieramenti di centrodestra e centrosinistra. È questo quanto riportato dall’analisi Youtrend sul totale dei Comuni con oltre 15mila abitanti (escluse Sicilia e Friuli-Venezia-Giulia). I dem conquistano la vetta dei consensi con il 17,2 per cento delle preferenze e si piazzano davanti a Fdi (10,3%), Lega (6,7%) e Fi (4,6%). Chi però ottiene la maggior parte dei voti sono le liste civiche: quelle di centrodestra (che raccolgono ben il 22,2%) ma anche quelle di centrosinistra (18,7%). Nel complesso, le liste di centrodestra ottengono il 43,8% dei voti validi, contro il 41,9% ottenuto dalle liste della coalizione giallorossa, in cui però spicca in negativo il dato del M5s, che raccoglie solo il 2,1%. Se poi l’analisi si concentra solo sui Comuni capoluogo, il Pd sale ancora ed è primo partito con il 19% dei voti.

Partendo dalla necessaria premessa che è difficile fare un’analisi nazionale di elezioni locali, ognuna delle quali aveva le sue peculiarità, i dati però permettono di capire le tendenze dei singoli partiti sui territori. Così, nonostante le sconfitte di Genova e Palermo, il Pd può rivendicare il buon risultato a livello di lista. “Quello che già oggi emerge chiaramente è che il centrosinistra vince quando è unito”, ha commentato Enrico Letta nel corso di una diretta Instagram per commentare il voto, “quando lavora in modo più unitario possibile, quando mette in campo candidature credibili. E poi esce fuori il dato forse per noi più importante in questo momento, il Partito democratico è il primo partito d’Italia”. Come ricordato dall’agenzia Adnkronos, Letta solo venerdì scorso parlava di “un test per il campo largo“. Ora i risultati fotografano nuovi equilibri, soprattutto all’interno della coalizione giallorossa: il Pd, a fronte del crollo M5s, dovrà valutare come far pesare la sua posizione. E visto l’exploit del terzo polo di Carlo Calenda, il dibattito sulle alleanza è già iniziato. E’ partito per primo il dem Andrea Marcucci. “Il Pd per competere deve avviare un dialogo con Azione, Italia Viva ed i civici”, ha detto. Anche il senatore Alessandro Alfieri, coordinatore di Base Riformista, parla di “campanello d’allarme”, di “crollo clamoroso” e “preoccupante” dei 5 Stelle su cui riflettere. Tuttavia dal Nazareno non nascondono che, sebbene ci sia molto da lavorare, allo stesso tempo il Pd primo partito è sempre “più centrale” per la costruzione di qualunque alternativa alla destra. “L’unico argine a evitare la vittoria delle destre è un centrosinistra, un campo progressista attorno al Pd”, scandisce Letta. I 5 stelle, è la riflessione tra i dem, hanno i loro guai e non hanno opzioni se non seguire il Pd. E anche il polo riformista di Calenda è tutto da costruire (“non esiste”, è drastico un dirigente dem) e senza il Pd non va da nessuna parte. Quanto a Matteo Renzi poi viene dato ormai a destra. Calenda, si sottolinea, almeno “ha presentato due liste e ha gareggiato, Renzi si è nascosto tra i civici solo per governare e prendere poltrone”.

Sul fronte del centrodestra, anche l’analisi di Youtrend a livello nazionale conferma la tendenza: Fdi ha superato il Carroccio e può rivendicare la posizione dominante all’interno della coalizione. Lo stacco è netto: 10,3 per cento contro il 6,7% dei leghisti. Un dato abbastanza stabile anche se il focus è solo sulle città capoluogo: Fdi al 10,4 (aumento dello 0,1) e Lega in calo dello 0,4 al 6,3 per cento. Ormai stabilmente terza Forza Italia che, quasi ovunque (una delle eccezioni è Monza), si conferma all’inseguimento dei due alleati. Ma il problema della coalizione è riuscire a non litigare, almeno platealmente. La pace interna non ha retto neanche qualche ora dopo il voto: Giorgia Meloni ha invitato Fi e Carroccio ha lasciare il governo e ha protestato per il mancato appoggio alle prossime Regionali del suo candidato Nello Musumeci.

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