“Cercansi docenti che possano fare i presidenti di commissione alla maturità”. In Lombardia, il caso della scarsa disponibilità dei professori a candidarsi per presiedere l’esame di Stato alle superiori, rischia di allungare di qualche settimana i colloqui che dovranno sostenere gli studenti. Fino a qualche giorno fa, nella regione con più scuole d’Italia, mancavano ben 540 presidenti, in pratica una commissione su quattro è sprovvista. A Milano, in modo particolare, la situazione è critica: secondo le stime dell’Associazione nazionale presidi del capoluogo i professori che hanno presentato domanda sono il 30-40% in meno rispetto alle richieste.

I presidi sono stati tutti precettati ma il problema sono i docenti. La norma esige che, quest’ultimi, abbiano un’anzianità di almeno dieci anni e siano di ruolo. A oggi, per sopperire a questa mancanza, molti presidenti avranno più commissioni ma nel frattempo gli uffici scolastici territoriali stanno cercando ancora candidati. Se non si troveranno, l’esame rischia di diventare un problema per gli studenti; non solo perché dovranno aspettare i primi d’agosto per andare in vacanza ma perché tutto complicherà la loro iscrizione all’università e i test d’ammissione da fare.

A confermarci il caso Lombardia è il numero uno dell’Anp nazionale Antonello Giannelli: “Non capisco perché il caos ci sia solo in una regione e non in tutte le altre. È evidente che non possiamo allungare gli esami più di tanto perché gli studenti avrebbero un notevole disagio oltre alle vacanze più corte”. Fino al venti giugno c’è tempo per risolvere il rebus dei presidenti: è quella, infatti, la data in cui le commissioni si incontreranno e predisporranno il calendario degli orali.

Al liceo “Vittorio Veneto” di Milano, intanto, elenco delle classi alla mano, hanno già fatto i conti: c’è chi sarà interrogato il 27 giugno e chi il 25 luglio eppure entro il 15 vanno fatte le iscrizioni al Politecnico. Al liceo “Tenca” ci sono due presidenti su quattro classi. Se non si riusciranno a trovare insegnanti disponibili, il ministero aprirà le porte anche ai pensionati. “Mi vien da pensare – dice Giannelli – che forse dopo anni con una maturità in stile Covid, ora che sono tornati i due scritti, i docenti possano aver perso l’entusiasmo per il tradizionale esame al punto da non rendersi più disponibili”.

Una delle soluzioni potrebbe essere quella di aumentare lo stipendio a chi si assume il ruolo di presidente: i commissari (interni) percepiscono 399 euro, più eventuali compensi aggiuntivi; il presidente 1.249 euro e il vice 399 più il 10% del compenso previsto per la funzione di commissario. Cifre che a detta di molti non ingolosiscono i docenti che dopo anni difficili come quelli appena trascorsi preferiscono godersi le tanto agognate vacanze.

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