di Roberta Ravello

La rete EPF European Parliamentary Forum for Sexual & Reproductive Rights (EPF) informa che l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha adottato una importante risoluzione dal titolo “Accesso all’aborto in Europa: fermare le molestie anti-choice” (il testo 2439/2022 si trova qui), votata all’unanimità, sulla base della relazione della senatrice Margreet de Boer (Paesi Bassi, SOC). Questo documento rappresenta un passo innovativo: qui un organo parlamentare europeo, che riunisce 46 Stati, esprime la propria preoccupazione per le molestie e le violenze perpetrate da attivisti anti-aborto nei confronti di persone che garantiscono l’accesso ad aborti liberi e sicuri. Tra le persone prese di mira ci sono i difensori dei diritti delle donne che si battono per l’accesso all’aborto, gli operatori sanitari, i politici e le persone che chiedono di abortire.

L’assemblea ha sottolineato che le molestie e le violenze stanno progressivamente erodendo il diritto all’aborto sancito dalla legislazione della maggior parte degli Stati membri e possono essere considerate “parte di un più ampio attacco ai diritti delle donne”. Queste molestie possono manifestarsi in varie forme: stigmatizzazione delle persone che cercano di abortire, pressioni psicologiche all’interno o in prossimità delle strutture mediche; intimidazioni, insulti online e offline e molestie giudiziarie nei confronti di attivisti, movimenti e ong pro-choice; minacce contro gli operatori sanitari e pressioni indebite sul posto di lavoro da parte di colleghi o superiori.

Nella sua risoluzione, l’Assemblea parlamentare ha invitato gli Stati membri a garantire l’accesso effettivo all’aborto, laddove previsto dalla legislazione nazionale, e a garantire che qualsiasi ostacolo “sia proibito e sanzionato penalmente”, sottolineando che l’obiezione di coscienza non dovrebbe mai limitare l’accesso effettivo e tempestivo all’aborto. L’Apce ha inoltre auspicato la creazione di “zone cuscinetto” in prossimità delle strutture sanitarie, in cui siano vietate tutte le proteste anti-choice.

L’Assemblea ha anche invitato gli Stati a fornire informazioni affidabili sull’assistenza all’aborto e a prendere misure per combattere la disinformazione sull’aborto, al fine di mettere tutte le donne in condizione di fare scelte informate. In Italia il diritto all’aborto è messo in discussione dai tanti operatori “pro vita”, obiettori di coscienza. Speriamo che questa risoluzione imponga al governo di fare qualcosa affinché le donne che vogliono abortire non si trovino a vedersi negati i diritti da chi la pensa diversamente e riveste un ruolo critico nel settore medico.

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