“No, a Pomezia un’ ci vado. Con tutto il rispetto, eh”. Vezio Benetti è di Livorno, o verrebbe quasi da dire che “è Livorno”, ma nell’intervista, una di quelle che non faresti finire mai, si parla quasi più di Pomezia. Già: giornalista di 80 anni, Vezio Benetti segue il Livorno da sessanta, e lo fa con telecronache per Granducato Tv che potrebbero fare da colonna sonora per Domeniche Bestiali. In un vernacolo adorabile Benetti racconta le gare come lo farebbe “uno della curva”, come dice lui, non risparmiandole a nessuno: e se c’è un cross da sinistra invitante per un attaccante del suo Livorno, l’invito è perentorio “Oh, ‘un fa tiri ar volo che chissà ‘ndove la butti”. Ed è adorato per questo: a 80 anni e completamente controcorrente rispetto al mainstream in voga per le telecronache, fatto di voce impostata, narrazione aulica persino dei falli laterali, politically correct a pioggia. Nella sua città, inutile dirlo, è considerato come un punto di riferimento, un po’ voce del tifoso comune e un po’ Accademia della Crusca del livornese.

Vezio no: “Io sono tutt’altro che un tecnico, faccio la mia trasmissione come se fossi in curva coi tifosi. Sono un tifoso e mi esprimo come loro: non ci riuscirei a fare telecronache tecniche”. E poi parte: “Ma poi caa ne so io del 4-3-quarche cosa… Per me puoi fa’ anche il 10-0 e tutti in porta, caa me ne frega a me?”. D’altronde Vezio è in gradinata dal 1970: “Ho raccontato tante di quelle partite: mica sempre come oggi che siamo in Eccellenza e dobbiamo giocare col Pomezia… Sempre con tutto il rispetto per il Pomezia eh”. Eppure il suo stile gli è valso pure qualche incazzatura altrui, proprio nelle categorie minori: “Una volta era la vigilia di Natale e giocavamo a Licata. Dissi: ma questi come fanno a passa’ Natale a casa che ci voglian du’ giorni di treno, du’ di atobùsse (autobus, ndr) e tre di ciu’o (asino, ndr) per veni’ qui? Ho dovuto chiedere scusa: ma non volevo offenderli, la Sicilia è una terra bellissima che adoro. Però capita durante le mie telecronache che esagero… A volte qualcuno viene dopo qualche giorno a dirmi: ‘Eh, ma te hai detto questa cosa’. E io nemmeno mi ricordo”.

Astenersi privi di senso dell’ironia dunque, perché le telecronache di Vezio fanno bene pure all’anima… e alle anime, in tutti i sensi: “Una volta per un Livorno-Forlì m’ha chiamato uno di quelli che fa le iniziative tipo il cinematografo per la chiesa: mi ha chiesto se poteva proiettare la mia telecronaca a porte chiuse per raccogliere qualche soldo per la parrocchia, gli ho detto ‘Come no, vai vai'”. Per non parlare dei derby: “Eh, quanti Livorno-Pisa… ma ora il Pisa c’ha quello coi soldi, che non so neanche se è turco, ameri’ano o cosa”. Però il ritorno nelle serie minori del Livorno gli è valso la ripresa delle telecronache, che per molto tempo aveva dovuto interrompere: “Ho fatto l’assessore allo Sport in città e allora non era il caso. Poi con Spinelli, nel periodo della A e della B, le telecronache non si potevano fare. Ora mi hanno chiesto di riprendere e la gente era tutta contenta: volevano andassi pure in trasferta ma io ho 80 anni, e poi dovevo bisticciare a casa. E ora si va a Pomezia che ne parlano come il Tottenham. Insomma: a da’ retta a la gente dovrei sta’ sempre in televisione. Ma di’o io: uno se ne po’ sta al mare e invece va a Pomezia?”.

E sul Livorno, che merita indubbiamente ben altre categorie che l’Eccellenza, Vezio la analizza alla sua maniera: “Qualcuno dice che ci ripescano per il bacino d’utenza: io ho detto sì, come no, calate le reti. Qualcuno dice in C, un altro addirittura in B: ho detto io, come no, la ‘Oppa de ‘Ampioni ci chiamano a fare”. Dunque, mentre Youtube mostra come la modernità qualche pregio pure lo regala, non foss’altro la possibilità di ascoltare quando si desidera Vezio Benetti che dice “Mi domando e di’o se ‘vesto qui e n’tiro da fa… nemmeno alla fiera di Sant’Antonino” (celebre sagra di quartiere) o raccontare che poc’anzi c’era stato “un bolleggiume, tra baci, abbracci e robe così”, la decisione è presa: “A Pomezia non ci vado. Con tutto il rispetto eh”.

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