Con un annuncio pubblicato alcuni giorni fa sul sito internet del ministero degli Affari Religiosi, l’Egitto ha istituito in via sperimentale i primi quattro Consigli femminili per l’emissione di fatwa, pronunciamenti di diritto islamico da parte di un religioso autorizzato. Per la prima volta, e al momento solo in quattro moschee del Paese, ogni sabato tra le 17 e le 20 le fedeli locali potranno consultare una religiosa di sesso femminile rispetto ad alcune materie private come la vita familiare, il lavoro, le relazioni in generale e tutte le questioni tipicamente affrontate da religiosi di sesso maschile.

“A volte, le donne si vergognano a chiedere a predicatori maschi dei consigli su determinate questioni. Ciò ha spinto il ministero degli Affari religiosi a prendere questa decisione, dopo aver passato gli ultimi 5 anni a fornire adeguata preparazione giuridica alle predicatrici”, ha commentato sulle colonne di Al Monitor Ahmed Ragab, direttore del sito internet di Dar Al Iftaa, la casa della Fatwa, uno dei più importanti organi religiosi del Paese presieduto dal Gran Mufti, Shwaki Ibrahim. Circa il 75% delle domande poste ogni giorno sul sito web dell’organo provengono da donne, ha aggiunto Ragab.

Le quattro predicatrici ad oggi incaricate dell’emissione di fatwa sono state selezionate tra 144 religiose nominate nel 2017 dal ministero stesso che ha poi avviato un programma di preparazione specifica della durata di 5 anni, con esami finali sulla conoscenza del Corano, della Sunna (i detti e i fatti riguardanti il Profeta, organizzati in diverse raccolte) e del fiqh, ossia la giurisprudenza islamica. Si tratta di Nevine Mokhtar della moschea Sayyida Nafisa, Youmna Abu al Nasr della moschea Imam Al Hussein, Wafaa Abdel Salam della moschea Al Rahman Al Rahim, e Jihane Yassin della moschea di Al Istiqama di Giza (le altre tre sono al Cairo).

“L’esperienza che abbiamo avviato sta riscontrando un notevole successo, una grande affluenza e molta interazione tra le donne che vi partecipano. Il range d’età è molto esteso, si va dai 12 agli 80 anni, con domande e richieste che includono ogni aspetto ed ogni sfida della vita quotidiana, dalla preghiera al digiuno, fino a questioni relative al diritto di famiglia come il matrimonio, il divorzio e in generale la vita coniugale”, ha commentato Youmna Abu al Nasr – assegnata a una delle moschee più celebri del Paese – al quotidiano Al Sharq Al Awsat, rilevando poi differenze nette a seconda della fascia d’età. “Le più giovani tendono a chiedere un consulto su materie come il trucco, gli accessori, il vestiario, i piani per una futura vita familiare, mentre quelle più avanti con l’età mostrano interesse per questioni più profonde come il divorzio, i conflitti con i genitori, l’educazione della prole”, ha aggiunto Abu al Nasr. Più eterogenea, invece la distribuzione statistica di domande di tipo finanziario, come quelle legate alle eredità, agli interessi bancari (nel diritto islamico l’interesse predefinito – riba’ – è considerato haram, ossia vietato), ai prestiti, alla gestione dei risparmi.

“Ho trovato diverse connessioni tra la dimensione medica e quella religiosa, anche perché molti dei problemi femminili di tipo medico possono richiedere un’opinione religiosa, come ad esempio le ragioni biologiche che possono esentare una donna dal pregare o dal digiunare”, aggiunge invece Jihane Yassin Youssef che, oltre a essere una delle quattro predicatrici, è anche una ginecologa. “Il mio lavoro di ginecologa mi aiuta a spiegare questioni scientifiche alle fedeli che mi si rivolgono e molte donne, quando vengono a sapere qual è la mia professione originaria, spesso trasformano domande di tipo religioso in domande di natura medica. Lo fanno in modo spontaneo e aperto, senza alcuna vergogna, e spesso le nostre sessioni finiscono per essere conversazioni, consulti medici e chiarimenti religiosi allo stesso tempo”.

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